A evidenziarlo è il professor Claudio Mencacci, past president della Sip, Società italiana di psichiatria. «Uno dei primi segni delle condizioni di stress - spiega l'esperto - è proprio l'alterazione del sonno. E lo si osserva sia nelle persone che sono esposte, come nel caso dell'emergenza legata al coronavirus possono essere gli operatori, sia in quelle in condizioni di normalità, per il fatto che ci si muove meno e ci si stanca meno e magari non si coglie quello che è un buon momento per mettere in pratica azioni legate allo stile di vita come quella di mangiare sano.
Il rischio è un sovraccarico alimentare, a cui aggiungere una continua ondata di informazioni soprattutto visive, oltre che il continuo stato incalzante di allarme, ansia e paura, di stimolo di sentimenti negativi. Tutte cose che mettono l'intero sistema in grande allerta, e il primo riflesso si ha sul sonno».
Le possibili tensioni in casa non aiutano: «Siamo all'inizio, nella fase ancora dell'allarme, sono i primi giorni e anche le potenziali tensioni dentro casa, inter-relazionali, sono ancora sotto traccia- rileva Mencacci- ma poi la permanenza continuativa senza la possibilità dello scarico sull'esterno, sul lavoro, sulla socialità, può creare situazioni non tutte così idilliache". Un buon libro prima di dormire può essere di aiuto, così come "fare in modo che il passaggio tra l'inondazione di notizie e l'inizio della fase del sonno sia protetta».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Marzo 2020, 00:24
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