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Picco della pandemia
Nel picco della pandemia, quindi, il lockdown ha fatto esplodere un'altra emergenza: l'incremento di sintomi neuropsichiatrici nelle persone con demenza e le loro famiglie. «Lavorando sul campo si percepiva questo peggioramento - afferma Annachiara Cagnin, professore associato della Clinica Neurologica dell'Azienda Ospedale/Università di Padova - ma una prevalenza così alta di scompenso comportamentale ci ha fatto riflettere sulle conseguenze indirette di questa pandemia».
La ricerca
La ricerca, ora pubblicata su 'Frontiers in Psychiatry', prima firma Cagnin, ha guadagnato l'attenzione degli esperti in questo cruciale settore della medicina. «Gli effetti dell'isolamento indotto dal lockdown, con i cambiamenti della routine quotidiana e la riduzione di stimoli emotivi, sociali e fisici - spiega Cagnin - hanno rappresentato un detonatore per l'incremento rapido di disturbi neuropsichiatrici tra le persone più a rischio quali gli anziani con deterioramento cognitivo.
I dati emersi vanno ora considerati in funzione della riorganizzazione dei servizi assistenziali per le patologie neurodegenerative che dovrà tenere in conto la necessità di monitoraggio e supporto a distanza in modo continuativo e flessibile in base allo scenario epidemiologico futuro». L'analisi dei dati ha riguardato una parte della ricerca del gruppo di studio SINdem che ha valutato anche le conseguenze acute del lockdown sul peggioramento cognitivo e nelle performance fisiche e gli effetti a medio termine con una seconda survey somministrata a luglio, di cui si attendono i risultati.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Settembre 2020, 15:14
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