«Licenziato dalla Cgil dopo 40 anni, hanno sfruttato il Jobs Act che tanto avevano contestato»

Gibelli, ex portavoce del segretario generale, racconta il licenziamento avvenuto lo scorso 4 luglio

«Licenziato dalla Cgil dopo 40 anni, hanno sfruttato il Jobs Act che tanto avevano contestato»

di Redazione web

Licenziato da chi solitamente si batte per i diritti dei lavoratori, sfruttando una legge tanto vituperata dagli stessi che poi non si fanno scrupoli ad utilizzarla: è l'accusa di Massimo Gibelli, giornalista, ex portavoce del segretario della Cgil, che dalle colonne dell'Huffington Post racconta come il sindacato lo abbia licenziato sfruttando il tanto discusso Jobs Act, che ai tempi della sua approvazione provocò decisi scontri tra il sindacato e il governo allora guidato da Matteo Renzi.

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«Licenziato dalla Cgil, hanno sfruttato il Jobs Act»

Il licenziamento risale allo scorso 4 luglio, quando Gibelli sarebbe stato convocato dal segretario organizzativo che gli avrebbe comunicato il licenziamento per «giustificato motivo oggettivo», con una lettera raccomandata a mano in cui si specificava che «la data odierna, 4 luglio 2023, è da considerare l'ultimo suo giorno di lavoro». «Non sono scappato con la cassa, non sono inquisito o sotto indagine della magistratura», spiega.

«Non ho litigato, insultato o commesso ingiustizie nei confronti di colleghi.

Non sono venuto meno ai miei doveri di lavoratore, né di lealtà nei confronti della Cgil, scrive Gibelli, che racconta: «Nel febbraio del 2021 la Segreteria della Cgil nell’ambito di una razionalizzazione e riorganizzazione delle attività ha deliberato la soppressione della posizione di “Portavoce del Segretario Generale”, incarico che allora ricoprivo. Mi resi immediatamente disponibile ad essere utilizzato in altro incarico, in qualunque posizione».

«Passati due anni, finito il Congresso, eletta la nuova segreteria, nel marzo scorso, scrivo una mail al segretario organizzativo per ricordare che, da un biennio sono privo di incarico e compiti, e ribadire la mia disponibilità a essere utilizzato ovunque si renda possibile, utile e necessario», continua. Poi, lo scorso 4 luglio - come detto - il colloquio e la raccomandata consegnata con la brutta notizia.

Il licenziamento, come detto, sfrutta proprio una legge contestatissima dalla Cgil qualche anno fa, il Jobs Act di Renzi: «Il licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo è previsto dall’articolo 3 della legge n. 604 del 1966, più volte modificato nel corso degli anni, in ultimo dalla riforma Fornero del 2012 e nel 2015 dal Jobs Act di Renzi. Leggi che furono fortemente contestate dal sindacato», ricorda Gibelli, che ha impugnato il provvedimento. Per come andrà a finire, staremo a vedere.


Ultimo aggiornamento: Domenica 10 Settembre 2023, 19:45
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