Tre carabinieri a rischio processo per il bendaggio del giovane americano

Tom Abram
Hanno bendato e immobilizzato il ragazzo americano durante l'interrogatorio per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Per questo è stata chiusa l'indagine da parte della Procura di Roma a carico dei due carabinieri coinvolti nell'interrogatorio di Gabriele Natale Hjorth (18 anni). L'atto preclude il rinvio a giudizio dei militari. Un terzo commilitone rischia il processo per aver detto il falso.
Era il 26 luglio scorso quando il giovane americano, insieme al connazionale Finnegan Lee Elder (il 19enne esecutore materiale dell'omicidio), aggrediva con un coltello il carabiniere, intervenuto su segnalazione per un furto. Le immagini scattate durante l'interrogatorio fecero il giro del mondo: il giovane nella caserma di via in Selci, era infatti bendato, a capo chino e i polsi legati, che aveva suscitato numerose polemiche ed dato il via l'indagine.
I pm potrebbero quindi richiedere il rinvio a giudizio, nei confronti di due militari dell'Arma in servizio all'epoca dei fatti in via in Selci. Al carabiniere Fabio Manganaro, che legò e bendò il ragazzo californiano, è contestata l'accusa di misura di rigore non consentita dalla legge. Prestipino si era giustificato affermando che la benda era stata messa per evitare che l'indagato vedesse dei dati sensibili presenti su alcuni monitor nella stanza, mentre le manette servivano per impedirne la fuga.
Al collega Silvio Pellegrini invece è imputato il reato di abuso d'ufficio e di pubblicazione di immagine di persona privata della libertà, per avere scattato la foto. Secondo i giudici l'immagine di Hjort bendato, sarebbe stata diffusa «su almeno due chat Whatsapp, dalle quali è stata poi ulteriormente diffusa, arrecando al giovane statunitense un danno ingiusto».
Inoltre Pellegrini avrebbe fornito a terzi delle indiscrezioni sulle indagini che dovevano rimanere segrete.
Rischia il processo per reato di falso anche l'ex comandante della stazione di piazza Farnese, Sandro Ottaviani, in quanto attestò che la notte dell'omicidio del vicebrigadiere, il collega Andrea Varriale gli aveva consegnato la pistola di ordinanza, mentre è risultato che entrambi erano disarmati.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Dicembre 2019, 05:01
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