Scopre che il corso è una truffa e si uccide

Non era mai riuscito a trovare lavoro, soprattutto in una terra depressa e con poche possibilià come la Calabria. Così si era illuso che l'occasione buona fosse davvero arrivata, grazie ad un costoso corso che, all'improvviso, si è rivelato farlocco. Così non ha retto di fronte ad una delusione enorme, come se quel corso fosse stata la sua ultima spiaggia. E si è ucciso.
È l'aspetto più scioccante di una truffa perpretata da persone senza scrupoli in provincia di Cosenza. «Disoccupato da anni, questo giovane s'è ucciso per la disperazione afferma il colonnello Vincenzo Maresca, comandante del Nas di Napoli quando s'è reso conto d'aver speso 2.500 euro per un titolo che non gli sarebbe mai servito ad avere un'occupazione». Il suicidio - per quella che il procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, definisce «tassa sulla speranza di un'occupazione» - è infatti il tetro risvolto dell'operazione Ponzi, messa a segno dai Carabinieri e coordinata dalla Procura di Castrovillari, in provincia di Cosenza, che ha visto l'arresto di Antonio Vincenzo Cuccaro, Saverio Epifano, Enrico Novissimo, Domenico Pucci, Alfonso Anna Sacco ed Edoardo Scavelli. Negli ultimi 4 anni, gli arrestati avrebbero rilasciato illecitamente 291 titoli di operatore sociosanitario e di operatore sociosanitario con formazione complementare attraverso la scuola professionale Sud Europa di Altomonte, sempre nel Cosentino, che però non era affatto accreditata presso la Regione Calabria: nessun reale tirocinio, insomma, perciò tutti i corsisti si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano.
Ora gli inquirenti vogliono far luce sul «silenzio di chi sapeva», recuperare i 570mila euro truffati e riscontrare che nessun'assunzione vera sia scaturita dai diplomi finti, assicura il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Ottobre 2019, 05:01
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