Ilaria Ravarino
CANNES - Il film, in concorso, è stato applaudito e punta

Ilaria Ravarino
CANNES - Il film, in concorso, è stato applaudito e punta alla Palma d'Oro. Ma il regista, il russo Kirill Serebrennikov, l'ha saputo solo qualche ora dopo, grazie a una telefonata del suo avvocato. In arresto dallo scorso 22 agosto a Mosca con l'accusa di «appropriazione indebita di denaro pubblico», Serebrennikov non ha potuto assistere ieri alla calda accoglienza riservata da Cannes al suo Leto, biografia (molto) musicale della star del rock sovietico anni 80 Viktor Tsoï (nella foto). Un viaggio musicale nella rigida Unione Sovietica di Breznev, quando la scena rock era considerata pericolosa e contro-rivoluzionaria, perché contaminata dall'Occidente capitalista.
A nulla è valso lo sforzo del festival per tentare di portare il regista Serebrennikov in Francia: «Ci piacerebbe aiutare Cannes - la secca risposta del Ministero degli Esteri russo - ma la giustizia è indipendente». Arrestato durante gli ultimi due giorni di riprese del film, «Kirill non può uscire di casa, non può comunicare con nessuno, può parlare solo attraverso il suo avvocato - ha detto ieri Ilya Stewart, produttore del film e amico del regista - ha diritto a una telefonata alla famiglia e a un'ora d'aria per una passeggiata, alle sei del pomeriggio».
Attivo nella scena teatrale russa, dove è noto per le sue posizioni anti-sistema («Ma io più che anti-sistema lo definirei libero. La sua arte non ha a che fare con la protesta ma con la libertà di espressione»), Serebrennikov «è stato oggetto di accuse assurde. Chiunque lo conosca sa che non poggiano su alcuna base. Circolano molte teorie in merito, la verità è che nessuno sa cosa sia successo o chi abbia offeso». Una delle teorie, di cui il produttore si guarda bene dal parlare, è che dietro all'arresto del regista - omosessuale dichiarato, critico nei confronti del governo, direttore del Gogol Centre - ci sia la mano di Vladimir Putin. Lo stesso ad aver ordinato l'arresto di un altro regista, Oleg Sentsov, detenuto fino al 2034: «Se la Russia in questo momento ha qualche problema con il cinema? Probabilmente sì», ha detto Stewart. Che insieme al cast del film ieri ha sfilato sul tappeto rosso di Cannes impugnando un cartello con il nome di Serebrennikov: «Più che un gesto politico è un modo per farlo partecipare al festival. Per noi è una vittoria essere arrivati fin qui, specialmente date le circostanze in cui abbiamo finito il film. La Russia dovrebbe essere orgogliosa di Kirill».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Maggio 2018, 05:01
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