Giammarco Oberto
«Abbiamo fatto un bel lavoro». Per gli inquirenti

Giammarco Oberto
«Abbiamo fatto un bel lavoro». Per gli inquirenti che da inizio maggio cercano il corpo di Saman Abbas nelle campagne di Novellara le parole usate dallo zio in una chat con un amico hanno un solo significato: la giovane che non voleva sottostare a un matrimonio imposto è stata fatta sparire così bene da permettere al clan di nascondere la verità.
Il messaggio, agli atti dell'inchiesta della Procura di Reggio Emilia che indaga per omicidio, è stato scritto dallo zio, il 33enne Danish Hasnain. È l'uomo che il 29 aprile viene immortalato con due cugini mentre si dirige nei campi con pale e secchio: secondo i carabinieri preparano la fossa in cui Saman finirà la sera dopo. L'autore materiale del delitto sarebbe lo zio, a cui viene consegnata la ragazza direttamente dai genitori, Shabbar, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47, anche loro indagati ma irreperibili: sono fuggiti in Pachistan. Lo zio e un cugino sarebbero nascosti da qualche parte in Europa. L'altro, Ikram Ijaz, è stato invece fermato nei giorni scorsi a Nimes, in Francia: a breve sarà estradato in Italia.
Tassello dopo tassello, gli inquirenti stanno ricostruendo quello che è successo nell'ultimo giorno in cui ci sono tracce di Saman, il 30 aprile. Secondo quanto ha raccontato ai carabinieri il suo fidanzato segreto - una relazione che la famiglia Abbas non avrebbe mai potuto accettare - la ragazza aveva avuto capito che il clan voleva ucciderla per il matrimonio rifiutato e farla sparire per sempre. «Li ho sentiti parlare nell'altra stanza - è l'ultima telefonata fatta al fidanzato - parlano di me. Mia madre ha detto: Non c'è altra soluzione». E poi la premonizione: «Se non mi faccio sentire per più di 48 ore avverti le forze dell'ordine». Era la sera del 30 aprile. Poco dopo sarebbe stata uccisa.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Giugno 2021, 05:01
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