Il saluto fascista, in un contesto commemorativo, non è reato. Lo ha stabilito

Il saluto fascista, in un contesto commemorativo, non è reato. Lo ha stabilito la Cassazione annullando senza rinvio «perché il fatto non sussiste» la condanna in appello dei quattro imputati nel processo per i fatti del 25 aprile 2016. Riunitisi al campo X del cimitero Maggiore per commemorare come ogni anno i caduti della repubblica sociale italiana, al momento del presente, fecero il saluto romano. Fra i 300 quel giorno, tra i quali anche il presidente dell'associazione Lealtà azione Stefano Del Miglio, vennero identificati e indagati in quattro per l'articolo 2 della legge Mancino. In primo grado vennero tutti assolti perché il fatto non sussiste, con riqualificazione del fatto in articolo 5 legge Scelba. L'appello proposto dal pm portò all'udienza in Appello, che riqualificò nuovamente il fatto riportando l'articolo 2 della legge Mancino e condannando gli imputati a 2 mesi e 10 giorni di reclusione. Impugnata la sentenza, il 12 ottobre, il procuratore generale ha chiesto il rigetto del ricorso proposto dalla difesa e la conferma della sentenza di appello.  La Cassazione ha dato ragione alla difesa.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Ottobre 2021, 05:01
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