Fontana, la sfiducia è servita

Greta Posca
L'avevano annunciato, lo hanno fatto. L'opposizione in Regione ha sottoscritto la mozione di sfiducia dopo il caso camici che vede indagato anche il presidente Attilio Fontana.
LA FIRMA I gruppi consiliari dei Cinque Stelle, Pd, Lombardi civici europeisti e di Azione hanno condiviso il testo della mozione al presidente della Giunta Attilio Fontana. Non hanno firmato Italia Viva e +Europa. Il testo sarà depositato nelle prossime settimane e discusso a settembre.
LE ACCUSE I gruppi di opposizione imputano a Fontana: «Le allarmanti sottovalutazioni del rischio e l'incapacità amministrativa con la quale è stata gestita l'emergenza coronavirus; l'adozione di atti e provvedimenti del tutto inefficaci a fronteggiare la grave emergenza in atto; la mancanza di trasparenza e le bugie sulla vicenda della fornitura di camici da parte di un'azienda riconducibile a suoi familiari; la perdita di credibilità della Regione stessa a causa della rottura del rapporto di fiducia tra il suo presidente e i cittadini».
LEGA CRITICA L'opposizione è «talmente preoccupata che anziché mandare a casa Fontana in agosto, prima si permette di fare le vacanze e poi di andare in Aula con la fiducia», ironizza il capogruppo lombardo leghista Roberto Anelli.
IL GIALLO CHAT Intanto, è giallo sulle chat tra Emanuela Crivellaro, fondatrice e presidente della onlus Il Ponte del Sorriso di Varese e Andrea Dini, ad di Dama Spa, cognato di Attilio Fontana. Lo scambio, secondo l'associazione, era solo «una comunicazione generica» da parte di Dini e «non un invito a comprarli». Non la pensano così i pm Luigi Furno, Paolo Filippini, Carlo Scalas e l'aggiunto Maurizio Romanelli. Nel messaggio del 20 maggio alle 8.58, due ore prima che trasformasse l'offerta di fornitura in parziale donazione, Dini scrive di una partita di tessuto per camici a 9 euro. E la donna risponde che avrebbe riferito al responsabile Asst Unità Settelaghi. Questa secondo la Procura la dimostrazione che Dini voleva vendere quei 25 mila camici rimasti nei magazzini. «Falso che avrebbe cercato di rivenderli», chiosa l'avvocato di Dini Giuseppe Iannaccone.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Luglio 2020, 05:01
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