Ruggi, cartellini timbrati da altri. "Ma lavoravamo, ecco le prove"
di Petronilla Carillo
Ieri mattina l’ennesima udienza nell’ufficio del gup Indinnimeo con la consegna di una serie di prove documentali attraverso le quali gli indagati intendono dimostrare al giudice di non essere assenteisti ma di essere stati al lavoro nei giorni in cui gli è stata contestata una errata modalità di timbratura del cartellino. Intanto entro il venti marzo gli indagati dovranno presentare tutti una memoria difensiva per consentire al magistrato di studiare i singoli casi. Fra questi, anche quelli relativi alle posizioni di alcuni primari e chirurghi. E sarebbero proprio le loro le posizioni più «particolari». Alcuni di questi, come tanti altri indagati, avrebbero ammesso di aver fatto timbrare il cartellino a un collega ma avrebbero poi dimostrato di essere stati presenti in quel giorno al proprio posto di lavoro. Se dalle carte depositate nel corso dell’udienza verrà fuori che effettivamente quel giorno, pur non avendo timbrato personalmente il proprio cartellino, i dipendenti del Ruggi erano in servizio, agli indagati potrebbe essere contestato un diverso titolo di reato: magari anche quello di falso ideologico in atto pubblico o di violazione della legge sul pubblico impiego.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Marzo 2017, 08:51
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