Pd, Renzi chiede l'unità. La minoranza: "Ormai partito personale"

Pd, Renzi chiede l'unità. La minoranza: "Ormai partito personale"

di Alessandra Severini
Quello che viene sarà un weekend decisivo per il Pd. I tentativi di mediazione all’interno del partito continueranno fino a domenica, giorno dell’assemblea, ma nessuno più esclude una scissione. Matteo Renzi non ha intenzione di andare oltre la fine di aprile per fare le primarie e ritiene di aver già concesso troppo alla sua minoranza. Non accetterà perciò di chiudere il congresso a luglio anche perchè il suo obiettivo è andare al voto in autunno.

Se qualcuno non farà un passo indietro, la scissione sembra alle porte. «È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia» attacca il segretario che poi però fa appello all’unità. Per ora i tentativi di mediazione condotti da Graziano Delrio e Dario Franceschini, non hanno dato grossi frutti. Ma nel partito la confusione è tanta e tutte le diverse anime sembrano sbandare. I giovani turchi sono divisi tra Andrea Orlando e Matteo Orfini. Quest’ultimo intende seguire il segretario, mentre Orlando potrebbe candidarsi al congresso contro Renzi se tutta la minoranza lo appoggiasse. Ed è questa unità che la minoranza sta cercando, per arrivare compatta all’appuntamento di domenica. Cercherà di darne prova sabato al Teatro Vittoria, a 24 ore dall’assemblea Pd.

Sul palco saliranno Roberto Speranza, Enrico Rossi e Michele Emiliano, che guardano con interesse al progetto di Giuliano Pisapia e non escludono lo strappo. Il manifesto dell’assemblea di sabato fa pensare ad un divorzio già avvenuto: «L’ obiettivo è costruire un’azione politica comune» dopo che la Direzione «ha sancito la trasformazione del Pd nel Partito di Renzi, un partito personale e leaderistico».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2017, 08:46
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