Gran Bretagna al voto, vince Cameron.
Il laburista Miliband: "Risultato deludente"

Gran Bretagna al voto, vince Cameron. Il laburista Miliband: "Risultato deludente"

di Luca Lippera
Una sorpresa così non se l'aspettava nessuno. I Conservatori restano il partito più forte della Gran Bretagna e il primo ministro David Cameron, a dispetto delle previsioni, dei “gufi” - ce ne sono ovunque - dei sondaggi completamente sbagliati e di fiumi di parole spesi per annunciare la paralisi politica del Paese, si prepara a tornare trionfalmente al governo per un secondo mandato. I dati che stanno affluendo a Londra confermano gli exit-poll che ieri sera hanno lasciato a bocca aperta il Regno Unito. I Tory avrebbero ottenuto da soli 316 seggi e una proiezione della Bbc li vede addirittura a un passo dalla maggioranza assoluta. I Laburisti crollano a quota 239, i nazionalisti scozzesi ottengono ben 58 deputati, i Liberaldemocratici una decina, l'Ukip un paio. L'attuale maggioranza, nonostante l'umiliazione senza precedenti subita dai LibDem (l'ex leader del partito Paddy Ashdon ha detto stanotte in tv che si «mangierà il cappello in pubblico») rimane in piedi e con qualche alchimia potrebbe tornare a Downing Street. Ma il successo insperato in una notte che si prospettava nera potrebbe spingere i Tory a fare da soli o a cercare semplicemente il sostegno di qualche partito minore, come gli Unionisti dell'Irlanda del Nord, per raggiungere i 326 deputati che servono a controllare la Camera dei Comuni.























I Laburisti di Ed Miliband, secondo i dati provvisori (manca ancora lo scrutinio di duecento collegi), sono i grandi sconfitti del voto. Dopo anni di opposizione, scenderebbero da 259 a meno di 230 seggi: il sogno di tornare al governo è definitivamente svanito all'alba. Per realizzarlo non gli basterebbe neppure una spericolata alleanza con lo Scottish National Party.







Gli indipendentisti scozzesi, dopo il referendum perso nello scorso settembre, ottengono una rivincita storica: conquistano praticamente tutti i collegi in palio tra Glasgow e Isole Orcadi nell'estremo nord - 55 o 56 deputati - e chiunque sarà alla guida del Regno Unito non potrà ignorare un partito, localmente fortissimo, che il Regno Unito vuole farlo dichiaratamente a pezzi. Ma lo Snp non soride quanto avrebbe voluto: la Sturgeon sperava nel successo dei Laburisti per condizionare il nuovo esecutivo. Il gioco, a quanto pare, è andato diversamente: parte della batosta del Labour è dovuta proprio al fatto che è stato cancellato in tutta la Scozia.



Il primo ministro David Cameron poco fa non si è voluto proclamare apertamente vincitore. Chiara l'intenzione di attendere i risultati definitivi. «Il mio scopo - ha detto prudentemente - rimane semplice: governare per tutti e per il nostro Regno Unito». Invece il leader dei Laburisti, il giovane Ed Miliband, da molti accusato di inadeguatezza, ha di fatto ammesso la sconfitta parlando nella notte a Doncaster: «Siamo profondamente dispiaciuti», ha dichiarato.



I risultati ufficiosi decretano un'altra umiliazione, forse la più grande: quella dei sondaggi. Praticamente tutti gli istituti pronosticavano un pareggio, la paralisi parlamentare, un risultato anticamera del baratro, il cosiddetto “scenario greco”. Le stesse agenzie di scommesse, che davano come risultato più probabile un parlamento senza maggioranza, sembrano aver subito una debacle. Mentre tutti preparavano il funerale del sistema anglosassone, i britannici sembrano aver trovato nella nebbia la strada per la stabilità: una qualche maggioranza alla fine verrà fuori e il premier David Cameron con tutta probabilità resterà saldamente a Downing Street incassando il dividendo politico di cinque anni in cui l'economia del Paese è comunque cresciuti a ritmi sconosciuti nel resto d'Europa.



L'Ukip di Nigel Farage ha ottenuto moltissimi voti in percentuale, attorno al 13%, ma avrà appena due seggi, i primi della sua storia. Il sistema maggioritario è feroce. Il leder, secondo le proiezioni, non è riuscito a conquistare il collegio in cui era in corsa nell sud-est dell'Inghilterra. Chissà comunque che i due neo-deputati indiendentisti non finiscano in qualche modo per avere un ruolo da satelliti nel nuovo governo. Cameron ha promesso all'Inghilterra un referendum entro il 2017 per decidere sull'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. L'Ukip del referendum fa l'elemento fondante. C'è una chiara convergenza di interessi e le convergenze possono produrre tutto.



L'Inghilterra, comunque vada, ricorderà a lungo la sera dell 7 Maggio 2015.
Nel nuovo Parlamento, mai così diviso e frammentato, entreranno almeno otto partiti: oltre a Conservatori, Laburisti, Liberaldemocratici e Ukip, ci saranno Gallesi, Nord-irlandesi, Unionisti e Verdi. Chi esce da trionfatore è il primo ministro Cameron. Negli ultimi giorni si era appellato ai cittadini: non buttate le schede, votate Conservatore, perché un'alleanza tra i Laburisti e lo Scottish National Party - il pericolo era reale - sarebbe devastante per la Gran Bretagna. E' stato ascoltato evidentemente, perché gli inglesi, quando fiutano un pericolo, pensano solo all'Inghilterra.























Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Maggio 2015, 14:35