Rapina a Roma, ecco chi è il bandito ucciso: Ennio Proietti, dall'omicidio del re del caffè Palombini al sequestro dell'Axa. Una vita pistola in pugno

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di Mario Fabbroni
Freddato con un proiettile partito nel corso di una violenta quanto concitata e drammatica colluttazione ingaggiata con l'ennesima vittima dei suoi colpi criminali.
È finita così, all'età in cui normalmente le persone sono già in pensione, la carriera da malvivente incallito di Ennio Proietti. Fu condannato a 30 anni di carcere in quanto componente di una delle più sanguinose bande della malavita romana, quella di Lallo lo Zoppo: sequestri con l'eliminazione sistematica degli ostaggi, violente aggressioni, furti, saccheggi, rapine, traffico d'armi i settori dove i malviventi compirono orrori e misfatti. Una banda apparsa sulla scena della malavita romana sul finire del 1975.

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Oltre al carcere, Proietti subì pure l'interdizione dai pubblici uffici: tra le accuse più gravi, quella del coinvolgimento nel sequestro e dell'uccisione del re del caffè Palombini.
 
 


Ma le rapine con sequestro non finiscono certo con le immagini in bianco e nero che ritraggono (foto in alto) l'arresto dello stesso Proietti. Anni e anni dopo, le cronache riferiscono di un colpo da Arancia meccanica in pieno giorno in via Aristofane a Casalpalocco. Revolver alla mano, i criminali sequestrano la domestica di un imprenditore, entrano in villa e immobilizzano il figlio del proprietario. Ennio Proietti, allora 50enne, era persino agli arresti domiciliari. Ad essere legati e costretti a rivelare il nascondiglio di denaro ed oggetti preziosi sotto la minaccia della fredda canna di una pistola furono infatti una donna filippina di 40 anni (la domestica) e Francesco Cauli di 19 anni, rimasto in casa per un contrattempo. Le vittime furono liberate nel corso di un blitz dei carabinieri di Ostia.

Negli anni successivi si rese latitante per un periodo ma fu nuovamente fermato a un posto di blocco.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Novembre 2019, 13:44
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