Omicidio Marco Vannini, oggi la sentenza della Cassazione sulla famiglia Ciontoli. Il sit-in: «Giustizia e verità»
di Nico Riva
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Marina Conte, madre del defunto, ha ribadito prima di entrare in Cassazione che «la famiglia Ciontoli se ha una coscienza dovrà pensare a quello che ha fatto. Mio figlio si poteva salvare. Oggi qui c'è l'"esercito" di Marco che ci ha sostenuto in questi anni: familiari, amici e tanta gente che ha scelto di essere con noi, c'è anche chi arriva
dall'estero. Ringrazio tutti quelli che sono qui accanto a noi in questa giornata».
Oggi si tengono i ricorsi presentati dalla procura generale di Roma, dai familiari della vittima, parti civili, e dalla difesa. Punto centrale è la sussistenza o meno del reato di omicidio volontario riconosciuto in primo grado ma non in appello, dove il sottufficiale della Marina Militare e padre della fidanzata di Marco, un anno fa, ha visto la pena ridursi da 14 a 5 anni. Per il Pg della Cassazione la vicenda è «gravissima e addirittura disumana considerati i
rapporti con la vittima. Marco era un ospite in quella casa e come tale andava trattato», ragion per cui ha chiesto di annullare la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Roma. Il Pg Elisabetta Ceniccola ha proseguito la sua requisitoria sostenendo la necessità di riaprire il processo perché «Marco Vannini non è morto per un colpo di arma da fuoco, ma è morto per un ritardo di 110 minuti nei soccorsi da parte della famiglia Ciontoli».
Lo scorso 29 gennaio i giudici della corte d'Assise d'Appello di Roma hanno condannato Ciontoli per l'accusa di omicidio colposo a 5 anni di reclusione contro i 14 che gli erano stati inflitti in primo grado. Avevano invece confermato le condanne a tre anni per i due figli di Ciontoli, Martina e Federico, e per la moglie Maria Pezzillo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Febbraio 2020, 16:24
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