​Ascanio Celestini: a Capodanno racconto fiabe per far riflettere

L’attore Ascanio Celestini aprirà la Festa di Roma al Circo Massimo

di Valentina Catini
Ascanio Celestini, attore, registra, scrittore e drammaturgo italiano aprirà la quarta edizione della Festa di Roma 2020 che si svolgerà il 31 dicembre e il 1 gennaio nella spettacolare cornice del Circo Massimo e che vedrà tra i tanti ospiti, Carmen Consoli, Aerial Strada, Skin e Priestess. Tema centrale dell’evento sarà il rapporto tra l’uomo e la natura.

Lei aprirà il concerto di Capodanno con un racconto sulla Terra. Qualche anticipazione?
«Racconterò fiabe tradizionali, che considero sempre inedite perché chi le racconta, le racconto sempre a modo suo, con la propria sensibilità. Ho scelto le fiabe tradizionali perché nel passato la relazione tra l’uomo e la natura era diversa. Prendiamo i contadini ad esempio: avevano paura della natura. Pertanto, il tema sarà il “timore” inteso come rispetto, paura e adorazione».

Che effetto le fa esibirsi in una platea così importante, sia per la quantità di persone che per il messaggio che veicolate?
«Io credo che le persone presenti al Circo Massimo saranno lì con aspettative ludiche ed anche questo mi ha portato a scegliere le fiabe, perché trattano temi lucidi ma allo stesso tempo importanti. Le fiabe in generale, sono messe a disposizione come giochi ma anche i giochi sono “seri”. A me sembrava carino unire questi due concetti. Nonostante la grande platea, mi concentrerò sul racconto della fiaba che per me è fondamentale».

Le nuove generazioni sembrano molto più attente al rapporto uomo –natura. Pensa che questo attivismo possa smuovere le coscienze?
«Io spero di sì. I grandi del mondo per troppo tempo non hanno pensato alla natura e questo è stato un errore. Tra i più giovani oggi c’è una grande curiosità di entrare in maniera attiva nei temi sociali e la natura è uno di quelli. C’è una scelta di portare avanti una contestazione sana a favore dell’ambiente, c’è la volontà di creare una nuova visione del mondo».

Greta Thumberg rappresenta il simbolo di questa contestazione. La sua opinione sul personaggio?
«Non l’ho mai vista personalmente. Non è importante chi sia o cosa faccia ma quello che trasmette e dice. C’è un accanimento esagerato nei confronti di questa ragazza. Il fatto che una giovane dica determinate cose è bellissimo, a mio avviso sembra un personaggio positivo. Poi, è chiaro che tutti siano attaccabili ma questo è un pensiero complottistico e ciò che veramente conta è il pensiero che trasmette, assolutamente indispensabile di questi tempi».

Secondo lei in che modo la musica e l’arte in generale riescano a trasmettere messaggi importanti?
«Vorrei chiarire due concetti. La prima è che credo che un artista, qualsiasi esso sia, non debba pensare al messaggio ma debba concentrarsi sull’oggetto, che sia un racconto, una canzone o una danza. Deve fare delle cose belle che raccontano l’uomo. La seconda è che un’opera d’arte è sempre proiettata nel futuro e diventa nei fatti, uno stimolo per tutti: deve essere un “massaggio” per il cervello».

Progetti futuri?
«A inizio anno partiranno le prove con un attore belga per questo spettacolo che faccio da tre anni che si chiama Pueblo. Credo che debutteremo tra giugno e settembre».

 
Ultimo aggiornamento: Domenica 22 Dicembre 2019, 20:49
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