Incidente Corso Francia, il "giochino del semaforo" che probabilmente non esiste

Video

di Enrico Chillè
L'incidente di Corso Francia a Roma, dove sono morte le due 16enni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, in pochi giorni è diventato una delle tragedie più 'mediatiche' degli ultimi anni. Tra accuse e polemiche, nel flusso costante di notizie e aggiornamenti c'è stato anche lo spazio per un fatto piuttosto controverso: quello del 'giochino del semaforo' che tanti adolescenti farebbero nella zona dell'incidente in una sorta di sfida social.

Leggi anche > Incidente Corso Francia, Paolo Genovese ha scritto una lettera ai genitori di Gaia e Camilla
 
 

Una folle sfida, simili a tante altre 'challenge' lanciate sui social degli anni passati (come ad esempio il 'Knockout game'), in cui i ragazzi si lancerebbero in attraversamenti avventati e pericolosi, lontano dalle strisce pedonali e con le auto in corsa, tutto per pubblicare sui social la testimonianza del loro coraggio. Eppure, finora, di video di presunte sfide non c'è ancora traccia.

Il filmato che "dimostrerebbe" che si tratta di una sfida è quello uscito pochi giorni fa, in cui si vedono due adolescenti scavalcare il guardrail e attraversare in maniera avventata le cinque corsie di Corso Francia, quasi incuranti delle auto in corsa, per raggiungere il McDonald's situato sulla destra. Il punto in questione si trova a poche centinaia di metri dal punto in cui Pietro Genovese ha investito e ucciso sul colpo Gaia e Camilla e un imprenditore residente in zona Labaro avrebbe lanciato l'allarme: «Lo chiamano il giochino del semaforo rosso e quando mia figlia e la sua amichetta me lo hanno spiegato dopo la morte di Camilla e Gaia, mi sono venuti i brividi. Si tratta di attraversare le due carreggiate di Corso Francia veloci mentre per i pedoni è rosso e per le auto che sfrecciano è verde, sfidando la sorte. Un gioco folle del sabato sera e non solo, in voga tra i giovanissimi di Ponte Milvio. Lo fanno per farsi grandi riprendendosi anche con gli smartphone, creando storie sui social che poi si cancellano nel giro delle 24 ore».

Finora, però, di conferme dietro a questa presunta 'challenge' che fa già discutere l'opinione pubblica, spesso in inutili toni paternalistici, non c'è nulla. Ventiquattro ore, sul web e sui social, non sono un lasso di tempo trascurabile e i video delle storie, se si trattasse davvero di una sfida virale, sarebbero già stati diffusi ampiamente. Anche osservando il video che testimonierebbe l'esistenza del "giochino del semaforo rosso", il comportamento di quegli adolescenti sembra solo un'incosciente negligenza, molto più diffusa di quanto si pensi e in tutta Roma, come ha anche confermato una delle amiche di Gaia e Camilla. La 16enne Cecilia, pochi giorni dopo la tragedia, aveva infatti raccontato: «Anche io ho attraversato Corso Francia di notte: prendi la rincorsa, scavalchi il guardrail e corri più veloce che puoi dall'altra parte. Forse perché abbiamo sedici anni? Per fare più in fretta a raggiungere i tuoi amici, per non fare tardi sulla via del ritorno a casa. O forse e lo so che è stupido, perché è divertente. Pensi sempre che se guardi bene a destra e a sinistra e corri forte dall'altra parte ci arriverai. Non è una sfida, ma è una leggerezza, un azzardo. Finora nessuno dei miei amici aveva avuto un incidente».

Anche l'avvocato della famiglia di Camilla, Cesare Piraino, ha spiegato che dietro la morte delle due ragazze appare difficile possa esserci una folle sfida social tra giovanissimi: «I loro amici non avevano l'abitudine di svolgere quel fantomatico gioco del semaforo rosso di cui qualcuno ha parlato. Sono profondamente rattristato, prima che come difensore dei signori Romagnoli, come cittadino, per gli interventi in libertà di persone solo incuriosite dal fatto drammatico che ha gettato nella tragedia tre famiglie». Un invito, quello del legale, a non spettacolarizzare la tragedia, ma soprattutto a non montare polemiche basate su qualcosa di mai effettivamente dimostrato. Specialmente perché poi c'è il rischio di psicosi tra i genitori, ma anche possibili casi di emulazione da parte dei figli. Più che folle sfida tra adolescenti privi di senno e valori, il "giochino del semaforo" sembra essere più una bufala allarmistica che un fatto reale; come ricorda Marco Frongia su Professione Reporter, con le dovute proporzioni ricorda il caso del Blue Whale: un caso di suicidi tra giovanissimi in tutto il mondo legato artificiosamente ad un presunto percorso autolesionistico mai confermato e troppo ingigantito dai media.
Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Dicembre 2019, 15:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA