Si tratta di un’autobiografia?
«Il libro è nato dopo la mia caduta nel pozzo buio della depressione. Vedevo persone che correvano e mi chiedevo: “Ma che malattia hanno?”. Poi ho riflettuto: per uscire da una prigione si deve vedere un filo luminoso quale cura dello spirito, attaccarsi a un sogno impossibile per bucare la cappa di oscurità. E ho pensato: “Cosa non farei mai?” La maratona di New York».
Un’idea bislacca?
«Per me lo era: prima prendevo la macchina anche per percorrere cento metri, una maratona era impensabile. Mi attacco al sogno e 11 mesi dopo a New York contro vento e contro tutto arrivo al traguardo: vivo, ovviamente!».
Cosa l’ha fatta rinascere?
Correre cosa attiva?
«Diventi protagonista della tua vita e non una comparsa. Come le grandi passioni, ti fa riscoprire tutto: le stagioni, il corpo, le emozioni. Ora sono la persona più ricca del mondo».
Da New York a Roma, dove va in scena l’adattamento del libro. L’ha già visto?
«No, mi sto trattenendo, ma il testo è in buone mani. Sarà una grande emozione; già a Pantelleria è stato un colpo».
Come mai?
«Il 27 agosto scorso Gavasso ne ha letto un brano: alla fine eravamo tutti con le lacrime agli occhi».
Corre mai per Roma?
«È capitato. La cosa bella è che vedi la città da un punto di vista diverso. Mi ritrovo per vie dove per trent’anni sono passato con la macchina o a piedi ma ora le vedo da una prospettiva diversa».
L’autore Roberto Di Sante (sn.) e l’attore Sebastiano Gavasso, entrambi maratoneti (foto Dalmazi) per Corri-Dall’inferno a Central Park, il 14 gennaio alle 22 e il 15 gennaio alle 20 alla Pelanda, p.za O. Giustiniani 4, 8 euro, romafringe festival.it. Domenica 19 alle 15,30 al teatro Villa Pamphilj, p.za San Pancrazio 9a, ingr. 7 euro, 065814176
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Gennaio 2020, 07:55
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