Casamonica, terminata la demolizione delle otto ville del clan

Video

di Emilio Orlando
Alle 17 in punto l'ultimo colpo di benna. Un rumore sordo e poi la polvere. È caduto così l'ultimo tramezzo rimasto in piedi. Quello della villa di Massimo er cinese Casamonica. L'ultimo pezzo delle otto abitazioni abusive costruite con le mura attaccate all'acquedotto Felice.
Lo sfarzo e gli abusi, simbolo dell'illegalità, della pericolosità, dell'arroganza e della prepotenza del clan mafioso dei Casamonica, sono venuti tutti giù. Ed è forse per questo che alle 17 di ieri quando il ruspista ha spento il motore è scattato un applauso da finale dei mondiali. La collinetta del Quadraro ora è tornata com'era: un pezzo di agro romano, con le mura dell'acquedotto costruito ai tempi dell'impero. Senza più quei marmi, quegli stucchi veneziani a decorare tramezzi e soffitti. Senza quei troni laminati in oro. Adesso lì c'è solo silenzio e polvere, come cantava De Gregori. «Sembra che qui ci sia sta stato un terremoto della legalità ha commentato incuriosito un vigile ieri pomeriggio durante operazioni».
Le ruspe e le pale meccaniche del Campidoglio, le cui delicate operazioni di demolizione sono coordinate dal comandante Antonio Di Maggio, stanno lavorando ininterrottamente dal 20 novembre, la data storica per la capitale quando seicento agenti hanno espugnato ai Casamonica il feudo dello spaccio di droga. Gli otto villini abusivi del clan nomade di origini italiane, considerato tra i più pericolosi per il loro spessore criminale, erano stati costruiti a ridosso delle mura romane dell'Acquedotto Felice.
Tra le ruspe che scavano ancora per rimuovere i calcinacci e il rumore dei treni che sfrecciano sulla ferrovia sottostante dove gli zingari avevano creato gli scarichi di un rudimentale sistema fognario abusivo, gli agenti della polizia locale hanno trovato una giara simile ad un'anfora romana di inestimabile valore archeologico. I Casamonica la utilizzavano come un secchio della spazzatura. Nei prossimi giorni, sulla collina del Quadraro la polizia municipale, inizierà le ricerche di quello che viene considerato il tesoretto del clan. Infatti durante le prime operazioni di demolizione, i vigili trovarono alcune botole e casseforti murate sotto le mattonelle del pavimento che lasciano pensare come al loro interno venissero custodite ed occultate armi, droga, denaro contante e gioielli. Terminata la rimozione dei laterizi si passerà alla fase di rinascita della collina: un'area verde che sarà collegata col parco di Tor Fiscale e quello degli Acquedotti. La fine di un incubo, l'inizio di un sogno. riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Novembre 2018, 09:29
© RIPRODUZIONE RISERVATA