L’Area Sacra diventa un gioiello: via al restauro grazie a Bulgari

L’Area Sacra diventa un gioiello: via al restauro grazie a Bulgari

di Paola Lo Mele
L’Area Sacra di largo di Torre Argentina - luogo peculiare della storia di Roma: qui venne assassinato Giulio Cesare - diventerà accessibile e visitabile da romani e turisti grazie al mecenatismo culturale. La maison romano-francesce Bulgari, attiva nel settore dei beni di lusso e storico marchio di gioielleria, finanzierà un intervento di un milione di euro per l’area in questione: 500 mila euro appena sottoscritti in convenzione con il Comune di Roma e altri 485.600 euro residuo dell’intervento per il restauro della scalinata di Trinità dei Monti (costato 1,5 milioni di euro nel 2014). 
L’obiettivo è quello di riqualificare l’area archeologica e renderla più facilmente e direttamente accessibile al pubblico. Oggi, infatti, la si può ammirare solo dall’altro del livello stradale. Il progetto è in fase di chiusura, poi si passerà alla messa a bando. I lavori dovrebbero durare circa due anni e concludersi entro il 2021. Gli interventi prevedono una nuova recinzione intorno a Torre del Papito e il portico, un nuovo ingresso all’area archeologica (con rampa d’accesso e una pedana elevatrice dal lato della Torre), il posizionamento di passerelle che consentano una visione immersiva dell’area, la trasformazione in museo di uno spazio oggi utilizzato come magazzino di reperti archeologici, bookshop, biglietteria e, infine, un impianto di illuminazione a led a impreziosire le visite notturne. L’Area Sacra ospita quattro templi romani, che vanno dal IV al II secolo a.C. e il basamento di tufo della curia di Pompeo. È il più esteso complesso di epoca repubblicana. Per la sindaca Virginia Raggi - che ieri ha annunciato l’iniziativa - si tratta di “un gesto di amore di Bulgari nei confronti di Roma. Aiuterà a restituire l’area sacra di Largo Argentina a tutti i cittadini”. «Per Bulgari, Roma è una vera fonte di ispirazione, spesso ci consideriamo ambasciatori della Capitale all’estero - ha spiegato l’a.d. Jean Christophe Babin - Un gesto d’amore che ci conviene, perché più brilla la città di Roma e più brilla il gioielliere di Roma, ovvero Bulgari».
 
 


Le idi di marzo, le coltellate e quella frase: «Tu quoque, Brute, fili mi»
È qui, nella Curia Pompeiana davanti alla statua di Pompeo (oggi ne rimangono poche tracce), che alle idi di marzo, il 15 marzo del 44 a.C., Giulio Cesare fu ucciso con 23 colpi di pugnale da un gruppo di congiurati capeggiati da Cassio e Bruto. «Tu quoque, Brute, fili mi!” (“Anche tu, Bruto, figlio mio!”) sarebbero state le sue ultime parole, riconoscendo tra gli assassini il giovane che considerava come figlio. Alla base della congiura il timore che Cesare, in virtù delle sue vittorie e del potere acquisito, mirasse a trasformare la Repubblica in Monarchia.
 


Al Pacino, condottiero tra i gatti: il vicesindaco Bergamo sogna che l’attore reciti Shakespeare in loco. E rassicura sulle sorti della colonia felina più antica della Capitale
La riqualificazione dell’Area Sacra solletica nuovi sogni e corrobora vecchi bisogni. Da un lato c’è il vicesindaco e assessore alla Cultura, Luca Bergamo, che sull’abbrivo dei lavori di restauro confida ai media: «Ho un sogno che nutro da quindici anni, avere il Giulio Cesare di Shakespeare recitato nel luogo dove l’evento storico si è veramente verificato. Forse questo sogno si potrà realizzare, anche prima della fine del restauro. Penso sarebbe una cosa ben accolta anche dalle vestigia di questo posto». Ad interpretare il condottiero più celebre della storia di Roma?, nessun dubbio: «Mi immagino Al Pacino» ha concluso Bergamo. 
Da un altro canto, stiano tranquilli i gattari. L’Area Sacra ospita infatti la più antica colonia felina di Roma, esistente dal 1929 - quella di Torre Argentina - un rifugio ricavato vicino al basamento di del tempio D, dedicato ai Lari Permarini, sotto via Florida. Parte integrante dell’area archeologica, i felini di Torre Argentina, rappresentano da sempre una attrazione nell’attrazione, ed hanno avuto parte importante nella memoria approvata dalla Giunta Comunale nel 2003 che dichiarava i gatti capitolini “patrimonio bioculturale della città”. Cosa accadrà con i lavori? Nulla, avverranno in una zona più lontana e, ha garantito Luca Bergamo: «È stato fatto un lavoro perché le colonie dei gatti che vivono qui, e sono diventate famose per questo, non vengano turbate da questo intervento». (S.Cig.)
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Febbraio 2019, 09:02
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