Milano, terrore sul bus. Trovato un video proclama dell'autista: «Combattiamo per l'Africa»

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Trentasette minuti di video nel quale Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo ha tenuto in ostaggio 50 bambini, due insegnanti e una bidella e poi ha dato fuoco al bus, a San Donato Milanese. Le immagini sono state recuperate nelle indagini dei carabinieri, coordinate dal capo del pool anti-terrorismo Alberto Nobili e dal pm Luca Poniz. «Viva il panafricanesimo, combattiamo i governi corrotti e critichiamo la politica europea che sfrutta l'Africa», diceva il senegalese. Gli inquirenti ritengono non sia pubblicabile per rischi di «emulazione e odio».

Dalle indagini dei carabinieri di Milano, coordinate dai pm Alberto Nobili e Luca Poniz, durate poco più di due mesi, si è rafforzata l'idea che Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo ha tenuto in ostaggio 50 bambini, due insegnanti e una bidella e poi ha dato fuoco al bus, a San Donato Milanese, volesse fare una strage sulla pista di Linate. Da imputazione l'uomo aveva «l'intento di condizionare i pubblici poteri in relazione alle politiche in materia di accoglimento degli stranieri, di intimidire la popolazione».

 
 

Ci sono anche le lesioni a 17 bambini, non solo per ferite ma anche per traumi da «stress» e psichici da «violenza emotiva», tra le imputazioni contestate, assieme alla strage aggravata da finalità terroristiche, sequestro di persona, incendio e resistenza, a Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo ha tenuto in ostaggio 50 bambini, due insegnanti e una bidella e ha dato fuoco al bus, a San Donato Milanese. I pm Alberto Nobili e Luca Poniz sono pronti a chiedere il processo immediato, dopo aver interrogato ieri l'uomo.

È stato recuperato nelle indagini dei carabinieri, coordinate dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili e dal pm Luca Poniz, il video «proclama» di 37 minuti di Ousseynou Sy, l'autista che il 20 marzo ha tenuto in ostaggio 50 bambini, due insegnanti e una bidella e poi ha dato fuoco al bus, a San Donato Milanese. «Viva il panafricanesimo, combattiamo i governi corrotti e critichiamo la politica europea che sfrutta l'Africa», diceva il senegalese.
Gli inquirenti ritengono non sia pubblicabile per rischi di «emulazione e odio».

Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Giugno 2019, 14:21
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