Finardi, Saturnino e soci rock band per una notte con gli strumenti dei miti

Finardi, Saturnino e soci rock band per una notte con gli strumenti dei miti

di Ferruccio Gattuso

Una notte rock, da cantare, suonare ma soprattutto da raccontare, con interventi dello specialista del giornalismo rock Ezio Guaitamacchi: è quella che andrà in scena allo Spirit de Milan domani sera (dalle ore 22) dove una band d’eccezione formata da musicisti come Eugenio Finardi alla voce, il chitarrista blues Paolo Bonfanti, il bassista storico di Jovanotti Saturnino, Patrizio Fariselli ex tastierista degli Area, l’ex dei Dik Dik Pietruccio Montalbetti, il chitarrista Giovanni Maggiore, cantanti come Pino Scotto e Ronnie Jones e il batterista Gigi Cavallo Cocchi (collaboratore di Csi e Ligabue) metteranno mano a una selezione di strumenti provenienti da un ciclopica collezione costruita nei decenni da uno curioso collezionista.

Il suo nome è Mariano Freschi, 67 anni da Piacenza, una vita a inseguire pezzi di storia del rock, impiegando passione e risparmi. Il risultato? Un “museo” di oltre 400 pezzi, dove spiccano gioielli come la chitarra Ibanez di Steve Vai, il basso Fender di Sting, gli amplificatori di band come Judas Priest e Oasis, la batteria usata dai King Crimson negli anni ‘70. Insomma, una galleria di “bacchette magiche” con le quali i grandi maghi del rock hanno ipnotizzato generazioni di appassionati. E non solo, come spiega lo stesso Freschi: «Agli strumenti vanno aggiunti 45mila pezzi tra fotografie, poster, tour book, picture disc, libri e riviste, tutto materiale che, attraverso l’associazione senza scopo di lucro Made In Rock stiamo cercando di rendere accessibile al pubblico, trovando una sede nel Nord Italia, per poter spiegare alle giovani generazioni l’importanza del rock, una musica che ha il potere di riavvicinare i giovani all’uso di uno strumento, magari allontanandoli dagli smart-phone».

Un amore, quello di Freschi, cominciato sul finire degli anni ’60: «Ascoltavo gli italiani, Battisti, Equipe84, Nomadi.

Suonavo il basso in un gruppo di liscio, l’unica musica che ti dava una piccola paga – spiega il collezionista – poi la folgorazione con i Creedence Clearwater Revival e, soprattutto, i Deep Purple. Da lì, il collezionismo di amplificatori. Un giorno riuscii a metter mano a quelli appartenuti ai Roxy Music e ai Kinks, da lì le aste nel Regno Unito negli anni ’80. Poi, con internet e perlomeno fino alla Brexit che ora ti uccide con le tasse, le aste on line». Nel museo di Freschi spiccano cose davvero speciali: «Il pezzo che amo di più è l’ampli Vox AC30 di Keith Richards passato sul palco di Blackpool nello storico live del 1964. Tra gli acquisti più recenti, un flipper proveniente dalla casa di Elton John: lo maneggiava come un piano».


Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Maggio 2022, 08:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA