Terrorismo, cellula sgominata. Gli arrestati: «Ci armiamo e andiamo in azione anche in Italia»

Blitz all'alba di oggi, in varie province d'Italia e non solo: sgominata una cellula terroristica pakistana

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Terrorismo, blitz della polizia all'alba in Italia e all'estero: arrestate 14 persone, tutte fortemente sospettate di appartenere a una cellula vicina a Hassan Zaher Mahmood. Il 27enne del Pakistan è l'uomo che il 25 settembre 2020, a Parigi, aveva compiuto un attacco nei pressi della ex sede della rivista satirica Charlie Hebdo, ferendo gravemente due persone.

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Terrorismo, il blitz della polizia

All'alba di oggi, la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova - Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, ha avviato una vasta operazione in Italia e all'estero, nei confronti di cittadini pakistani inseriti nel circuito relazionale diretto di Hassan Zaher Mahmood. Sono tutti accusati di associazione con finalità di terrorismo internazionale. L'operazione, condotta dalla Digos di Genova e dal Servizio per il Contrasto all'Estremismo e Terrorismo Esterno della Polizia di Stato, vede anche il coinvolgimento degli Uffici Antiterrorismo di Spagna e Francia, coordinati dall'European Counter Terrorism Centre di Europol (Ectc).

Terrorismo, 14 arresti: sgominata la cellula pakistana

L'attività investigativa, che ha portato a 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere, ha svelato l'esistenza e l'operatività, in diverse province italiane e in alcuni Paesi europei, di una cellula terroristica riconducibile ad un più ampio gruppo di giovani pakistani, auto-denominatosi «Gruppo Gabar », tutti facenti parte dei contatti diretti dell'attentatore di Charlie Hebdo.

Terrorismo, la cellula pronta a entrare in azione in Italia: «Ci armiamo»

La cellula terroristica pakistana individuata dagli investigatori era pronta a comprare armi e stava reclutando sodali in Italia. È quanto emerge dall'indagine della Digos di Genova e dell'Antiterrorismo che ha portato all'arresto di 14 persone. «Tra due mesi compriamo armi», si dicono il capo della cellula italiana e il «maestro», pachistano di 33 anni. E, ancora, «ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle 10 persone che mi servono.., più saremo, meglio è…..», si dicono mentre cercano un posto dove stare: «fammi lavorare due mesi, e poi troviamo una nostra »Tana« e facciamo il gruppo Gabar qui in Italia».
Il pachistano passato da Chiavari (Genova), secondo il gip, forniva il proprio contributo partecipativo all'associazione terroristica «... promuovendo a partire dall'aprile 2021, la formazione di una cellula sedente ed operante in Italia, attraverso il reclutamento di sodali, la individuazione di un covo (cd. Tana), l'acquisto di armi, offrendo ospitalità a sodali, mantenendo rapporti e contatti con personaggi al vertice della organizzazione».

Terrorismo, sei arrestati in Italia

Al momento sono sei le persone arrestate in Italia e una in Spagna, nell'ambito dell'inchiesta sulla cellula terroristica pakistana sgominata dalla Digos di Genova e dall'Antiterrorismo. Due persone sono state arrestate a Genova, una a Firenze, una in provincia di Reggio Emilia, una a Bari, una a Treviso e l'ultima in Spagna. Dall'estate 2021 gli investigatori hanno documentato numerosi incontri tra gli indagati che, periodicamente, hanno raggiunto il territorio italiano, in particolar modo a Fabbrico (RE), dove T.

Y. si è stabilito e ha trovato lavoro. L'Italia, secondo gli inquirenti, era il luogo privilegiato per il supporto logistico del Gruppo Gabar. Una circostanza dimostrata anche dall'arresto a Lodi, a fine settembre 2021 di Ali Hamza, pachistano di 19 anni, su mandato di arresto europeo emesso dalla procura antiterrorismo di Parigi perché legato all'attentatore di Charlie Hebdo, al punto da essere stato incaricato di diffondere il video di rivendicazione dell'attacco una volta avuta la certezza che la progettualità fosse andata a buon fine. Da ultimo, l'impianto investigativo ha trovato una conferma in una recente operazione in Spagna che, a febbraio 2022 ha portato all'arresto di cinque persone, di cui almeno tre in contatto con gli odierni indagati e tutti riconducibili al Gruppo Gabar.

Terrorismo, sui social le rivendicazioni jihadiste

Brandiva machete o coltelli di grandi dimensioni mimando insieme agli altri il «taglio della gola» per strada o dentro abitazioni il capo della cellula terroristica pakistana sgominata dalla Digos e dall'Antiterrorismo. È quanto emerge da video postati sui social. Spesso appare avvolto da tunica e copricapo neri mentre recita testi inneggianti alla violenza oppure mentre è in compagnia di connazionali. L'inchiesta ha avuto il punto di svolta con il rientro in Italia, nell'aprile dello scorso anno, del principale indagato, il pachistano di 25 anni, già in precedenza domiciliato a Chiavari, dove aveva fatto rientro subito dopo la riammissione dalla Francia, prima di trasferirsi in provincia di Reggio Emilia. Nel Paese transalpino era stato arrestato due mesi prima per porto in luogo pubblico di un grosso coltello. Dalle indagini, coordinate dalla procura di Genova, è emersa una pubblicazione continua di video e post apologetici e violenti riconducibili alla cellula, ramificata in diverse province italiane e in alcuni Paesi europei, riconducibile a un più ampio gruppo di giovani pakistani, auto-denominatosi «Gruppo Gabar », tutti facenti parte dei contatti diretti dell'attentatore di Charlie Hebdo. Oltre alle manifestazioni di vicinanza all'autore dell'attacco di Parigi, anche lui membro del Gruppo Gabar Francia, e di piena condivisione delle motivazioni che lo avevano indotto a passare all'azione, l'indagine ha consentito di delineare il substrato ideologico/confessionale dei sodali, continuamente protesi a diffondere online dottrine religiose improntate alla violenza e con una forte visione antioccidentale, in piena aderenza alla linea di predicatori che incitano all'uccisione di coloro che si «macchiano» di blasfemia.

Terrorismo, il leader della cellula con lo status di rifugiato

Il leader della cellula pakistana sgominata dalla Digos genovese e dall'Antiterrorismo aveva ottenuto lo status di rifugiato in Italia nel 2015. È quanto emerge dalle indagini che hanno portato all'arresto di 14 persone. «Si tratta di una delle operazioni - ha sottolineato Diego Parente capo della Direzione centrale polizia di prevenzione - contro il radicalismo islamico tra le più importanti in Italia. Ha una dimensione europea».

Terrorismo, la foto degli arrestati con l'attentatore di Parigi

Due mesi prima dell'attentato sotto l'ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, alcuni degli arrestati dalla Dda di Genova si erano fatti una foto sotto la Torre Eiffel insieme all'attentatore e l'avevano pubblicata sui social con la didascalia «abbiate un po' di pazienza…ci vediamo sui campi di battaglia». È quanto emerge dall'indagine della Digos di Genova e dell'Antiterrorismo che ha sgominato una cellula terroristica pakistana in Italia.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Giugno 2022, 17:14
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