Open Arms rifiuta di andare in Spagna: «Troppi altri 5 giorni in mare. Situazione disperata a bordo»

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La Spagna offre il porto di Algeciras, in Andalusia, per lo sbarco dei migranti sulla nave Open Arms, ma la Ong rifiuta.
L'annuncio è arrivato dal premier spagnolo Pedro Sanchez. «Ho indicato che il porto di Algeciras sia abilitato per ricevere OpenArms. La Spagna agisce sempre nelle emergenze umanitarie. È necessario stabilire una soluzione europea, ordinata e di supporto, che guidi la sfida migratoria con i valori del progresso e dell'umanesimo dell'Ue», ha scritto Sanchez su Twitter.
 
 
«L'inconcepibile risposta delle autorità italiane, e in particolare del suo ministro dell' Interno Matteo Salvini, di chiudere tutti i suoi porti e le difficoltà esposte da altri paesi del Mediterraneo centrale, hanno portato la Spagna a guidare nuovamente la risposta alla crisi umanitaria ». È quanto si legge, secondo El Pais, in un comunicato della presidenza spagnola, nel quale si annuncia la decisione del premier Pedro Sanchez di accogliere l'Open Arms in Andalusia.

La risposta della Ong Open Arms all'offerta del governo spagnolo, però, è negativa poiché comporterebbe altri cinque giorni di navigazione per raggiungere il porto di Algeciras.
Un tempo troppo lungo per una situazione a bordo che sta diventando - come fanno sapere dalla Ong - sempre più disperata. 

 


«Chi l'ha dura la vince: la Spagna ha aperto i porti. Non ho risposto agli insulti, alle minacce di morte. Si ragiona con calma e si lavora da ministro», afferma il vicepremier e ministro dell'Interno in diretta su Facebook. 


Intanto dall'ispezione emerge che i 107 migranti rimasti a bordo della nave Open Arms, dopo lo sbarco dei 27 minori non accompagnati, sono «molto stanchi e provati dalla lunga permanenza sulla barca», ma non sarebbero emerse «patologie particolari importanti, dal punto di vista medico». È quanto emerge, come apprende l'Adnkronos, dalla relazione stilata dalla Squadra mobile di Agrigento che ieri ha ispezionato per oltre tre ora la nave Ong. Gli uomini della Mobile agrigentina erano accompagnati dalla Guardia costiera e da due medici della Sanità marittima. La relazione è adesso al vaglio della Procura di Agrigento che indaga per sequestro di persona e per violenza privata.
 
Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Agosto 2019, 14:56
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