Michela Murgia, il suo ultimo libro prima di morire: «Parla di genitorialità, ha continuato a scrivere fino alla fine»

«C'è anche un ricco patrimonio di file scritti in molti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite»

Michela Murgia, il suo ultimo libro prima di morire: «Parla di genitorialità, ha continuato a scrivere fino alla fine»

di Redazione web

Fino all'ultimo giorno, prima di morire, Michela Murgia non ha mai smesso di scrivere: e il suo ultimo libro, prodotto durante le ultime drammatiche settimane della malattia, uscirà a breve. La rivelazione arriva da uno dei membri della famiglia 'queer' della scrittrice sarda, scomparsa ieri a 51 anni, che pochi mesi fa aveva rivelato pubblicamente di essere malata di tumore all'ultimo stadio e di aver smesso di curarsi in attesa della fine.

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Michela Murgia, l'ultimo libro

A dirlo all'agenzia ANSA è Alessandro Giammei, curatore dell'opera di Michela Murgia e membro della famiglia. «Michela ha scritto fino all'ultimo giorno della sua vita. Aveva un libro da consegnare e lo ha consegnato prima di morire. Un libro toccante, sulla famiglia. Doveva essere solo sulla Gpa (gestazione per altri, ndr) ed è diventato un libro più profondo sul senso della genitorialità e parentela. Credo che uscirà a breve per Rizzoli». «C'è anche un ricco patrimonio di file scritti in molti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite», aggiunge Giammei.

«Michela ha scritto fino all'ultimo giorno della sua vita. Aveva un libro da consegnare e lo ha consegnato prima di morire. È stata una cosa toccante. A uno dei suoi figli d'anima ha dettato le ultime dieci pagine con una lucidità straordinaria. Sembrava leggesse da uno spartito», racconta Giammei. «È un libro toccante, sulla famiglia, sull'adozione, sulla figliolanza d'anima, sul fatto che l'individuo non è più forte della collettività, sul superare il sangue come paradigma d'identità. All'inizio doveva essere solo sulla Gpa (gestazione per altri) ed è diventato un libro più profondo sul senso della genitorialità e parentela. Importante anche per le scelte politiche nell'ultima fase della vita. Credo che uscirà a breve per Rizzoli. Era l'ultima obbligazione da contratto che aveva».

Per questo libro, spiega ancora, Michela «aveva proposto tre titoli. Stiamo vedendo quale scegliere. C'è anche un ricco patrimonio di file scritti in molti anni, tanti racconti dispersi e pagine inedite». «C'è - rivela ancora all'ANSA Giammei - anche un progetto di libro che lei aveva cominciato a curare, vediamo se si potrà completare. È un libro di cui Michela stava parlando, per cui ha fatto interviste e racconti».

Michela Murgia «ha avuto un cantiere molto attivo per tutta la sua vita e ha sempre scritto tanto. È come se avesse avuto una gratuità. Metteva giù, metteva via. Certe cose non le piacevano, altre le scordava. Mi aveva chiesto da tempo di avere un occhio filologico sulle sue carte e così sarà in accordo con tutti quelli che la amavano», aggiunge. La scrittrice, conclude Giammei, «era orgogliosa di essere arrivata alla fine con la forza e lucidità di chiudere il progetto del libro che uscirà per Rizzoli. Nel corso della sua vita ha mantenuto sempre tutte le sue promesse, sia quelle editoriali sia quelle politiche con grande dispendio di se stessa».

Da Accabadora a Tre Ciotole, i libri della scrittrice

«Il modo in cui chiami le cose è il modo in cui finisci per viverle»: così Michela Murgia, coraggio, tenacia, fierezza, concentrato del suo essere donna e scrittrice. Vita e letteratura legate a doppio filo. Lo è stato fin dal principio, nel libro che l'ha lanciata tra le stelle e poi tra le autrici di punta della Einaudi: Il mondo deve sapere, diario tragicomico, doloroso ed esilarante, la storia di quando, precaria, vendeva aspirapolveri al telefono. Cronaca potente che avrebbe ispirato l'omonima opera teatrale, firmata David Emmer e Teresa Saponangelo, e soprattutto uno dei film più noti di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti.

La consacrazione definitiva sarebbe tre anni dopo, nel 2009, con Accabadora, premio Campiello e SuperMondello.

Accabadora - in sardo colei che finisce, nel romanzo un'anziana donna che in un villaggio sardo dà di nascosto la morte ai malati gravissimi che gliela chiedono - è uno spaccato di una Sardegna viscerale e al contempo lettera d'amore al mondo da lei auspicato: di persone libere, di famiglie allargate, di legami fluidi e non di sangue, di figli e sorelle e fratelli che si scelgono, un universo di persone impegnate a disegnare il destino, a scegliere se vivere o morire.

Accabadora è un classico contemporaneo, per la potenza della materia (l'eutanasia) e dello stile, declinato in una prosa scevra da compromessi: «Perché invece Tzia Bonaria Urrai si fosse presa in casa la figlia di un'altra a quell'età, davvero non lo capiva nessuno. I silenzi si allungavano come ombre quando la vecchia e la bambina passavano per le vie insieme, suscitando code di discorsi a mezza voce sugli scanni del vicinato. Bainzu il tabaccaio si beava di scoprire come anche un ricco, invecchiando, avesse bisogno di due mani per farsi pulire il culo».

Scrittrice d'impegno civile, in prima linea per i diritti, Murgia lascia saggi folgoranti: L'ho uccisa perché l'amavo (falso!) con Loredana Lipperini (Laterza), un'indagine sul femminicidio; Ave Mary. E la chiesa inventò la donna, riflessione su come la Chiesa abbia contribuito a dare un'immagine negativa della donna, additata come peccatrice e subalterna; Istruzioni per diventare fascisti (Einaudi), lucida analisi che invita a respingere i relitti del passato.

In Stai zitta grida rabbia e dolore per tutte le donne che vengono messe a tacere perché, ripete, la parola è arma di potere: «Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva»; un'opera che racchiude una speranza per l'avvenire: che nessuno obblighi una donna a tenere la bocca chiusa. Altrettanto tagliente God Save the Queer, catechismo femminista (ancora Einaudi): «Vorrei capire, da femminista, se la fede cristiana sia davvero in contraddizione con il nostro desiderio di un mondo inclusivo e non patriarcale, o se invece non si possa mostrare addirittura un'alleata. Da cristiana confido nel fatto che anche la fede abbia bisogno della prospettiva femminista e queer, perché la rivelazione non sarà compiuta fino a quando a ogni singola persona non sarà offerta la possibilità di sentirsi addosso lo sguardo generativo di Dio mentre dichiara che quello che vede è cosa buona», scrive.

L'ultimo libro, uscito a maggio, è lo struggente Tre ciotole (Mondadori). Nelle prime pagine la malattia: «Era una richiesta strana quella di battezzare un tumore. Le risuonarono in testa tutte le parole che conosceva già. Brutto male. Male incurabile. Il maledetto. Il bastardo. Quella cosa». Tre Ciotole, testimonianza e invito a non cercare risposte ad ogni costo: «Non capire va bene - affermava Murgia -, non capire è a volte la soluzione migliore per stare nelle cose».


Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Agosto 2023, 15:28
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