Da Palermo a Genova per curare il figlio neonato, l'odissea di una mamma: «Ho dovuto lasciare il lavoro»

Katia ha raccontato il calvario che sta attraversando la sua famiglia

Da Palermo a Genova per curare il figlio neonato, l'odissea di una mamma: «Ho dovuto lasciare il lavoro»

di Redazione web

Tutto era cominciato con una febbre che tornava sempre e che ha portato Giuseppe, 6 mesi, al ricovero in ospedale a Palermo. Prima tappa di un lungo viaggio che dura ancora oggi, dalla Sicilia alla Liguria, all'ospedale Gaslini di Genova, dove il piccolo, con i suoi genitori, è approdato a febbraio scorso e dove oggi è in attesa di un trapianto di cellule staminali per curare una rara forma di leucemia, come racconta all'Adnkronos Salute la mamma Katia, che per accompagnare il figlio ha lasciato dall'inizio dell'anno il suo lavoro.

L'odissea di Katia

La donna, nel parlare della sua storia, dice "siamo stati ricoverati", perché da mesi, come il piccolo Giuseppe, anche lei vive in ospedale. Purtroppo, si tratta di un'esperienza simile a molte altre 'migrazioni sanitarie', dal Sud verso il Nord Italia, che rappresentano il 9% di tutti i ricoveri del nostro Paese e valgono, ogni anno, circa 3 miliardi, come ieri ha evidenziato il report dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

Dalla fine del 2022, spiega Katia, «abbiamo portato Giuseppe, che da tempo aveva continui episodi febbrili, all'ospedale pediatrico Di Cristina di Palermo per un rialzo molto elevato della temperatura. In quell'occasione i valori del sangue erano alterati, con indici infiammatori altissimi. Ci hanno ricoverato quindi nel reparto di malattie infettive. È stata fatta una cura antibiotica ma il bambino continuava ad avere episodi febbrili. Dopo un mese siamo tornati a casa senza diagnosi e senza guarigione».

A quel punto Katia e il marito hanno cominciato a fare ricerche sul web prendendo in considerazione la possibilità di una malattia auto infiammatoria. «Abbiamo quindi cercato - continua - dei centri su Internet e, confortati dal pediatra di famiglia, abbiamo deciso di rivolgerci al Gaslini.

Dopo aver inviato la poca documentazione che avevamo, l'ospedale ci ha accolti ed è stato subito programmato il ricovero, avvenuto a febbraio". Una rivoluzione nella vita del piccolo nucleo familiare che, senza più il lavoro di Katia e con il papà in congedo parentale in una prima fase, ha affrontato le pesanti spese per il viaggio e il soggiorno «con l'aiuto delle nostre famiglie».

Dopo un ricovero durato fino a maggio, per 5 mesi Giuseppe è tornato in Sicilia ma è stato controllato in day hospital, a Genova, una volta al mese, con conseguenti spese per i viaggi aerei e di soggiorno. Poi, ad ottobre, il nuovo ricovero, che dura ancora. In questa fase ad aiutare i giovani genitori c'è l'associazione Abeo Liguria Onlus che offre l'alloggio alla mamma, mentre il papà è tornato al lavoro.

«A ottobre gli esami genetici di Giuseppe ci hanno dato la conferma definitiva della malattia, leucemia mielomonocitica giovanile. Ed ora siamo in attesa del trapianto di cellule staminali. I medici ci hanno detto che abbiamo fatto bene a portare il bambino in tempi rapidi al centro perché la malattia, all'esordio, può essere curata con migliori risultati", aggiunge Katia. In questo percorso "dobbiamo sicuramente dire grazie all'associazione Abeo che ci ospita gratuitamente e non dobbiamo più pagare un affitto. Io ho lasciato il lavoro un anno fa, mio marito dopo un'aspettativa, ma siamo considerati 'ricchi' perché l'Isee si riferisce al periodo in cui ancora lavoravo. Non abbiamo quindi diritto a sostegni», conclude la donna.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Dicembre 2023, 22:00
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