L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli e ricostruisce gli assetti dei clan palermitani di Porta Nuova, Poagliarelli, Bagheria, Villabate e Misilmeri.
L'anziano padrino di cui già il pentito Tommaso Buscetta fece il nome agli inquirenti, come è emerso dalle indagini dei carabinieri, aveva il terrore di essere intercettato e non usava telefoni. La Commissione provinciale di Cosa nostra, che da anni ormai aveva smesso di riunirsi, sarebbe stata riconvocata il 29 maggio scorso: un summit che riporta alla vecchia mafia. Come ispirata alla tradizione sembra essere l'organizzazione della nuova commissione provinciale guidata da Mineo.
Aveva il terrore di essere intercettato, per questo il vecchio boss Settimo Mineo non utilizzava neppure il telefono cellulare. Inoltre, cercava di utilizzare l'auto il meno possibile e preferiva camminare a piedi. Di Mineo per la prima volta aveva parlato il primo grande pentito di Cosa Nostra, Tommaso Buscetta. Nel 2006, finì in carcere insieme con il suo padrino, Antonino Rotolo.
Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Dicembre 2018, 16:04
© RIPRODUZIONE RISERVATA