Luca Traini e l'attentato in Nuova Zelanda: «Non capisco come il mio nome sia finito su quei caricatori»

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di Simone Pierini
«Non riesco a capire come il mio nome sia finito su quei caricatori. Condanno il gesto, è lontano da me, non mi appartiene e sono profondamente sconcertato di essere stato assunto a simbolo per una mattanza del genere, commessa da un pazzo». Lo ha detto Luca Traini al suo difensore, l'avvocato Giancarlo Giulianelli, come riferito dallo stesso legale all'Adnkronos, commentando l'attentato in Nuova Zelanda dove due moschee sono state attaccate provocando 49 morti e molti feriti.

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Traini, 28enne di Tolentino, autore della sparatoria contro gli immigrati avvenuta a Macerata il 3 febbraio del 2018 per cui è stato condannato a 12 anni di carcere, ha spiegato al suo legale che «tutto ciò è lontano dal suo modo di pensare». «Non riesco a capire come il mio nome sia finito su quei caricatori», ha detto facendo riferimento all'omaggio rivoltogli dai terroristi neozelandesi.

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«Ora il mio assistito è insieme ai detenuti comuni, insieme anche a stranieri, e ha fatto amicizia con tutti - ha detto Giulianelli - Da tempo ha intrapreso un percorso di profondo di cambiamento. Sta curando il suo malessere interiore e sta assumendo quei farmaci che lo aiutano nel superare le sue problematiche. Certo è che risente delle notizie sul processo in corso per l'omicidio di Pamela, soffre per lui stesso e per i familiari della ragazza uccisa». 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Marzo 2019, 18:23
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