La fidanzata parallela di Impagnatiello:
«Da lui solo bugie. Volevo salvare Giulia»

Delitto Tramontano, in aula a Milano il racconto choc tra le lacrime. E gli audio della vittima

La fidanzata parallela di Impagnatiello: «Da lui solo bugie. Volevo salvare Giulia»

di Salvatore Garzillo

Un’udienza di lacrime e singhiozzi. Il terzo incontro del processo ad Alessandro Impagnatiello è una lunga sequenza di racconti duri e commoventi, come quando la sua amante ricorda la decisione di abortire o quando ha scritto a Giulia Tramontano: «Ti prego salvati, appena puoi salvati tu e il tuo bambino» e «soffro ancora per l’aborto, da una parte lo volevo tenere, per questo adesso voglio e devo salvare te».

“Amante” è una definizione impropria perché la 23enne italoinglese, ex collega di Impagnatiello, per diverso tempo non ha saputo dell’esistenza di Giulia a causa della galassia di bugie raccontate dall’ex barman che lo scorso 27 maggio, a Senago (Milano), ha ucciso con 37 coltellate la compagna incinta di 7 mesi. La teste, inizialmente coperta da un paravento, ha poi deciso di mostrarsi e ha incrociato in un paio di occasioni lo sguardo dell’uomo che aveva giurato di amarla. Dalla gabbia della Corte d’Assise, Impagnatiello ascolta l’elenco delle sue menzogne, come dimostra per l’ennesima volta un video presentato in aula in cui è a cena fuori con la 23enne in un noto locale di Milano e dice, guardando in camera: «Da settembre (2023) spero saremo ufficialmente fidanzati». Quando poi la ragazza ha scoperto l’esistenza della Tramontano, Impagnatiello ha continuato ad aumentare il livello di finzione. «Di Giulia mi diceva che era bipolare, che non stava bene, che voleva farsi del male, mi ha detto che lei era incinta e lui non era il padre, che aveva un test del Dna, che lei voleva uccidersi e che aveva saputo anche dalla sorella di Giulia che lei voleva uccidersi». Tutto falso secondo la madre di Giulia, anche lei in aula come testimone. «Giulia amava la vita, non si sarebbe mai uccisa, ha voluto quel bambino fino alla fine».

La 23enne, salda nelle risposte sebbene comprensibilmente emozionata, ha chiesto una pausa ed è uscita dall’aula solo quando sono stati diffusi i messaggi vocali tra lei e la Tramontano, che aveva deciso di contattare nel tentativo di fare chiarezza definitivamente. In uno di questi le domanda: «Ma il figlio è suo? Lui è il padre?». E ancora: «Mi ha giurato che lui non è il padre, ti prego devo sapere chi è il padre di tuo figlio». Nell’aula ha risuonato anche la voce di Giulia, arrabbiata perché lasciata da sola a occuparsi degli arredi del bimbo in arrivo. Un’altra teste, la madre dell’arrestato, a un certo punto della deposizione è scoppiata in lacrime e ha detto: «Avrei voluto morire io al posto di Giulia». La presidente di Corte Antonella Bertoja le ha risposto, nel tentativo di calmarla: «Signora, non servirebbe».

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Marzo 2024, 06:00