Guerra in Ucraina, le notizie di oggi. Gli Usa: «Difficile riprendere il Donbass ai russi».
I generali di Putin e di Biden tornano a parlarsi

Le ultime notizie dai fronti dell'invasione russa in Ucraina

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Qualche giorno fa c’era stata la telefonata tra il capo del Pentagono Austin e il ministro della Difesa russo Shoigu. E ieri, nuovi segnali di distensione per tentare di trovare una soluzione per il conflitto in Ucraina, sono arrivati con una nuova telefonata: questa volta tra il capo degli Stati maggiori congiunti statunitense, generale Mark Milley e il suo omologo a Mosca, Valery Gerasimov. Un colloquio che è avvenuto a distanza di quattro giorni dal primo contatto rompighiaccio tra i ministri della Difesa dei due paesi.

I massimi responsabili militari di Russia e Stati Uniti erano stati impegnati in un confronto diretto per tutto il periodo che ha preceduto l’invasione dell’Ucraina. La linea si era interrotta all’inizio delle ostilità il 24 febbraio, e la sua riapertura segnala un secondo passo verso quello che potrebbe essere uno spiraglio per l’avvio di un negoziato risolutivo del conflitto. Anche se su un fatto Washington sembra certa: «Nonostante i successi delle forze ucraine a Kharkiv, difficilmente i russi verranno respinti dal Donbass e dal sud del Paese. E - secondo un alto funzionario del Pentagono - questo vorrà dire che il conflitto sarà lungo». 

Comunque, la volontà di trovare un accordo si accompagna a un forte messaggio di conferma del supporto Usa nei confronti di Kiev: il Senato ha approvato a larghissima maggioranza (86 voti in favore, 11 contrari) il pacchetto di 40 miliardi in aiuti economici, umanitari e militari a favore dell’Ucraina, che la settimana scorsa era stato ritardato dall’opposizione di un singolo contestatore, il libertario Rand Paul. Nello stesso giorno la Camera alta ha confermato all’unanimità la nomina della nuova ambasciatrice a Kiev indicata dal presidente Joe Biden: Bridget Brinkl, ex capo della diplomazia in Slovacchia.

LA MEDIAZIONE

Washington finanzia con la mano destra la resistenza del paese aggredito dalla Russia, ma apre l’altra in segno di pace nei confronti di Mosca. Il sito di informazione Politico, riporta le dichiarazioni di tre funzionari del Pentagono, secondo i quali l’amministrazione statunitense sta resistendo da mesi alle pressioni del governo di Kiev per l’invio di sistemi lancia razzi a lunga gittata. Zelensky ha fatto richiesta specifica di tre moduli di classe Mlrs nella lista delle armi che vuole ricevere dagli Usa con maggiore urgenza. Unità di lancio capaci di colpire bersagli fino a 165 chilometri di distanza, e che nella classe Himars si spingono fino 500 km. Gli Usa temono che una volta nelle mani degli ucraini, il comando militare possa decidere di usarli per colpire i russi all’interno del loro territorio, e che un tale utilizzo possa determinare un’escalation della guerra, con Mosca che accuserebbe Washington di aver assunto un ruolo attivo in un attacco diretto contro la sua sovranità. Di fatto gli aiuti militari in partenza verso l’Ucraina hanno incluso solo i lanciamissili Howitzer, capaci di un raggio di azione molto più limitato.

Ed è sul tavolo del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il piano presentato ieri dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Un documento in quattro punti che, al momento, Mosca ha detto di non conoscere, ma che ha accolto positivamente.

Il Cremlino - ha affermato il portavoce Dmitry Peskov - non è a conoscenza del piano italiano per arrivare in tempi rapidi al cessate il fuoco in Ucraina e poi aprire il negoziato per la pace. «Purtroppo, fino a questo momento non abbiamo notizia dei dettagli di questo piano - ha specificato -. Non so se sia stato trasmesso tramite canali diplomatici. La partecipazione di chiunque possa aiutare a raggiungere un accordo è benvenuta. Nessuno sta rifiutando ogni sorta di sforzo sincero».

 

Il documento alla Farnesina in stretto coordinamento con Palazzo Chigi è stato in parte anticipato agli sherpa del G7 e del gruppo Quint (Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia). Prevede un percorso in quattro tappe, sotto la supervisione di un Gruppo internazionale di facilitazione (GIF): il cessate il fuoco, la possibile neutralità dell’Ucraina, le questioni territoriali - in particolare Crimea e Donbass - e un nuovo patto di sicurezza europea e internazionale. A ogni singolo passaggio andrà testata la lealtà degli impegni assunti dalle parti, in modo da poter procedere alla fase successiva.

Il primo passo prevede il cessate il fuoco, da negoziare mentre si combatte. L’ipotesi è che lo stop ai combattimenti venga accompagnato da meccanismi di supervisione e dalla smilitarizzazione della linea del fronte, per discutere i nodi aperti e preparare il terreno a una cessazione definitiva delle ostilità. Il secondo passo ruota attorno al negoziato multilaterale sul futuro status internazionale dell’Ucraina. Il terzo punto, il più «caldo» sotto il profilo diplomatico riguarda la definizione dell’accordo bilaterale tra Russia e Ucraina sulle questioni territoriali, sempre previa mediazione internazionale. La quarta tappa, invece, prevede la proposta di un nuovo accordo multilaterale sulla pace e la sicurezza in Europa, nel contesto dell’Osce e della politica di Vicinato dell’Unione europea.

I COLLOQUI 

Nel frattempo, sul fronte dei negoziati Mosca sembra tendere una mano a Kiev, ma in questo caso di luce se ne vede poca. Il viceministro degli Esteri Andrei Rudenko ha affermato che non è stata la Russia a interrompere il processo negoziale, «messo in pausa» dagli ucraini, e ha assicurato che «non appena esprimeranno il desiderio di tornare al tavolo, la nostra risposta sarà positiva». A patto che, ha chiarito, «ci siano cose da discutere». Gli ucraini tuttavia sono rimasti ancorati alla loro linea rossa: «Il cessate il fuoco è impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe», ha risposto il consigliere presidenziale Mikhailo Podolyak. L’unico segnale conciliante è arrivato dallo Stato maggiore, secondo cui i russi «manterranno la parola» sulle evacuazioni da Azovstal. L’Ucraina nel frattempo sta giocando una partita parallela per l’adesione all’Ue, con l’obiettivo quantomeno di ottenere lo status di candidato a giugno, ma anche qui gli ostacoli non mancano. Soprattutto perché la Germania (e non solo) si è opposta a una procedura più celere rispetto a quella standard.


Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Maggio 2022, 06:23
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