Gino Cecchettin: «Giulia mi chiamava "papino", mi manca molto. Filippo Turetta? Sento ancora i suoi genitori»

Il padre della ragazza ha raccontato la figlia a distanza di alcuni mesi dalla tragedia in cui è rimasta vittima

Gino Cecchettin: «Giulia mi chiamava "papino", mi manca molto. Filippo Turetta? Sento ancora i suoi genitori»

di Redazione web

Gino Cecchettin è stato ospite nel salotto di Verissimo dove ha parlato della figlia Giulia, uccisa a novembre dal fidanzato Filippo Turetta. Il papà ha ricordato i momenti di angoscia in cui non ha più avuto notizie della ragazza: «La speranza è sempre presente nel cuore ma un papà e una mamma certe cose le sentono, quando vedevo che non mi arrivavano messaggi da parte sua ho cominciato a pensare che fosse successo qualcosa. Speravo a un incidente e non ad altro e questo sembra davvero un paradosso detto da un genitore». Gino ha anche parlato del rapporto con i genitori di Turetta: «Ci sentiamo qualche volta per messaggio, per gli auguri delle feste. Io li esorto ad avere coraggio, a cercare di andare avanti, anche perché anche loro hanno un altro figlio». 

L'intervista di Gino Cecchettin

Gino Cecchettin ha spiegato a Verissimo: «Ci sono dei momenti della giornata in cui mi sembra ancora impossibile pensare che Giulia non ci sia più ma la vita va avanti e cerco di guardare agli altri due miei figli: Davide ed Elena. Loro due stanno reagendo in modo diverso: Elena si sta per laureare in microbiologia a Vienna mentre Davide è ancora al liceo. Cerchiamo di reagire come una famiglia normale. Essere felice è un diritto di tutti. Pochi giorni fa siamo stati al Cern di Ginevra e tornando Davide ed Elena si sono messi a ballare sentendo la musica e sono felice di averli visti così perché loro hanno diritto a essere felici e in quel momento ho visto un primo passo verso la normalità».

Gino Cecchettin ha, poi, spiegato: «Noi siamo stati colpiti da una duplice disgrazia perché, prima di Giulia, ho perso mia moglie e i miei figli, la loro mamma.

Loro sono forti e so che supereremo tutto, seppur con dolore. Scrivere il libro è stato doloroso ma anche curativo. Mi sono deciso perché vedevo che cominciavo a perdere un contatto con Giulia: volevo ricordare ma mi sfuggiva sempre qualcosa, quindi, ho detto devo fissare in qualche modo i meravigliosi momenti trascorsi insieme. Lei mi chiamava “papino”, io quando tornavo a casa sentivo la sua vocina flebile chiamarmi così e se penso che non la sentirò più, soffro tanto. Scrivere il libro è stato un dono per me e anche per gli altri perché i proventi del libro serviranno a un’associazione che aiuterà le donne nei loro momenti difficili».

Giulia agli occhi di Gino

Gino Cecchettin ha raccontato anche com'era la figlia: «Giulia era una ragazza semplicissima ma era la sua semplicità il suo punto forte, dava un’anima a tutti, anche alle formiche. Da piccolina la chiamavamo “l’esploratrice” perché non riuscivi mai tenerla ferma, voleva arrampicarsi sui giochi, in cucina tirava fuori tutto dagli scaffali perché voleva sapere cosa ci fosse dentro. Quando mia moglie mancò, lei preparava la tavola anche per lei, non so se abbia mai superato la perdita della mamma perché quando ne parlava, piangeva sempre. Per la laurea stavamo preparando una bella festa, si respirava un clima di felicità. È stato tutto congelato».


Ultimo aggiornamento: Domenica 7 Aprile 2024, 23:00
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