​Gaia e Camilla investite e uccise in corso Francia a Roma, 8 anni a Genovese: 3 più della richiesta dei pm. Le mamme: «Giustizia è fatta»

Gaia e Camilla investite e uccise in corso Francia a Roma, 8 anni a Genovese: 3 più della richiesta dei pm. Le mamme: «Fatta giustizia»

Gaia e Camilla investite e uccise a Roma. Otto anni di carcere per Pietro Genovese e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, poichè ritenuto colpevole del duplice omicidio stradale di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, le due 16enni travolte dall'auto del figlio del regista cinematografico Paolo, il 21 dicembre scorso, su corso Francia a Roma. Il gup Gaspare Sturzo ha pronunciato la sentenza di condanna nell'aula bunker di Rebibbia dove si è svolta l'ultima udienza del processo con rito abbreviato. Il pm aveva chiesto una condanna di 5 anni.

Otto anni di carcere per omicidio stradale plurimo. Ad un anno esatto da quel tragico schianto, era la notte tra il 20 e il 21 dicembre, costato la vita a due ragazzine di appena 16 anni, il gup di Roma ha emesso una dura condanna, in abbreviato, per Pietro Genovese, il 20enne che era bordo del suv che su Corso Francia ha travolto e ucciso Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. Uno scontro violentissimo avvenuto mentre le due giovani vittime stavano attraversando la strada. 

 

ll fatto avvenne la notte tra il 21 e 22 dicembre dello scorso anno in Corso Francia mentre le due ragazzineö Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, stavano attraversando la strada e furono centrate in pieno dal suv su cui era a bordo Genovese.

Il giudice Gaspare Sturzo, dopo una camera di consiglio di circa due ore, ha accolto l'impianto accusatorio del pm Roberto Felici andando oltre la sua richiesta che era di cinque anni e non ha riconosciuto il concorso di colpe. Genovese, scoppiato in lacrime dopo la lettura della sentenza, quella notte rientrava a casa dopo un brindisi con alcuni amici: con la sua auto ha centrato le ragazze con l'auto uccidendole sul colpo. Quella notte, Gaia e Camilla, amiche inseparabili, avevano festeggiato con altri amici la chiusura delle scuole per le festività natalizie. «Un grande dolore ma anche una grande vittoria per noi - hanno detto le mamme delle due ragazze visibilmente commosse -. Le bambine non torneranno più a casa ma abbiamo avuto la soddisfazione dell'assenza del concorso di colpa.

Le ragazze hanno attraversato sulle strisce, con il verde pedonale, i nostri avvocati sono stati bravissimi a dimostrare ciò. Non ci aspettavamo una sentenza così».

E per il legale della famiglia di Gaia, l'avvocato Giulia Bongiorno, da oggi «c'è una certezza, è venuto meno quello che si diceva all'inizio, cioè che le ragazze si erano praticamente suicidate, che con grande leggerezza si erano tuffate in mezzo alla strada incuranti del pericolo, tutto questo credo sia venuto meno». A confermare la dinamica di quanto avvenuto ci sono una serie di testimonianze e le perizie disposte dal giudice per udienze preliminari. Lo stesso imputato, che si trova agli arresti domiciliari ma che è stato presente a tutte le udienze del processo, nel corso del procedimento si è detto «affranto» per quanto avvenuto ammettendo che «anche la sua vita è distrutta».

Il processo si è basato, fondamentalmente, su una serie di perizie e consulenze disposte da Procura e dalle parti. Per i consulenti di parte civile il «sinistro stradale era pienamente prevedibile ed evitabile» e la causa dell'incidente «è da imputare esclusivamente in termini di colpa a Genovese in quanto vi erano ampi margini di arresto in tempo». Diametralmente opposta la ricostruzione delle difese secondo cui il drammatico impatto era «imprevedibile e inevitabile» alla luce anche della visuale oscurata dall'auto che precedeva quella dell'imputato.

Ritornando con la memoria a quei tragici instanti, Genovese ha ribadito la versione fornita agli inquirenti durante le indagini. «Non ho visto le due ragazze - ha detto -. Ricordo di essermi fermato con il suv al semaforo e di essere ripartito con il verde. Non volevo uccidere nessuno nè volevo scappare». Le indagini hanno confermato che quella sera il ventenne aveva bevuto. Per la Procura aveva un tasso alcolemico superiore al consentito frutto forse della serata trascorsa a casa dell'amico. Altro dato certo è che l'auto viaggiava ad una velocità superiore ai 90 km orari. «Ero andato ad una festa - ha detto al giudice Genovese - che rientrava a Roma dal progetto Erasmus. Abbiamo quindi deciso di tornare a casa e ho imboccato Corso Francia. Ricordo che il semaforo era sul verde e ho ripreso la marcia, sono ripartito».

Le mamme: Giustizia è fatta. "E' un grande dolore, ma anche una grande vittoria per noi. Le bambine non torneranno più a casa, ma abbiamo avuto la soddisfazione dell`assenza del concorso di colpa. Le ragazze hanno attraversato sulle strisce, con il verde pedonale, i nostri avvocati sono stati bravissimi a dimostrare ciò. Non ci aspettavamo una sentenza così". Lo hanno detto, tra le lacrime, le mamme di Gaia e Camilla dopo la sentenza.


Ultimo aggiornamento: Domenica 20 Dicembre 2020, 07:54
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