Vertice tra Letta, Sala e Di Maio. Centrodestra, prove di intesa

Vertice tra Letta, Sala e Di Maio. Centrodestra, prove di intesa

di Alessandra Severini

Travolti da un’insolita chiamata alle urne in piena estate, i partiti stentano a tessere la tela di alleanze necessaria ad arrivare competitivi alle elezioni.

CENTRODESTRA. La coalizione di centrodestra guarda ai sondaggi favorevoli, ma a scavare più a fondo si notano molteplici crepe. Forza Italia fa i conti con i molti abbandoni (da ultima Mara Carfagna) e Silvio Berlusconi definisce per sé il ruolo di abile stratega: «Il dibattito sulla premiership non mi appassiona». Matteo Salvini stenta ad ammettere che potrebbe essere costretto a cedere la premiership e ripete come un mantra che i conti si faranno alla fine: «Sarà premier chi avrà un voto in più». Giorgia Meloni invece vuole che l’intesa su palazzo Chigi sia chiusa subito e avverte: «Se non riuscissimo a metterci d’accordo non avrebbe senso andare insieme». Con queste premesse il vertice che la coalizione in programma oggi promette di essere piuttosto burrascoso. Ma intanto Meloni ha già ottenuto che non avvenga ad Arcore, come l’ultima volta (era il 17 maggio): i tre si incontreranno a Montecitorio.

PARTITO DEMOCRATICO. Nel campo opposto si registra l’attivismo di Enrico Letta. Archiviato l’ipotesi di un’alleanza con i 5 stelle, il segretario dem ieri ha incontrato Luigi Di Maio e Beppe Sala. Il sindaco di Milano si è smarcato: «Non sarò della partita, ma do una mano». Oggi Letta incontrerà una delegazione di sindaci dem. Con loro discuterà della possibilità di presentare liste territoriali dove troverebbero posto sia candidature di amministratori locali sia civiche.

Ma il vero scoglio riguarda eventuali accordi elettorali con Azione e con Italia Viva. Per Letta il dibattito sulla premiership è surreale, ma le alleanze, con questa legge elettorale, servono. Lui intanto si propone come «front runner» del Pd alle elezioni, pronto a trainare la campagna dem.

CALENDA. Lascia la porta aperta al Pd ma detta le sue condizioni: «Noi abbiamo presentato un patto aperto a quelli che non hanno fatto cadere Draghi, Letta farà le sue riflessioni». Anche sul candidato premier le idee sono chiare: «Penso ad un governo Draghi bis ma se domani Draghi non è disponibile allora mi candiderei io, spiegando come intendo governare il Paese». Altre forze politiche che potenzialmente guardano all’alleanza col Pd sono però molto critiche: «Io col programma di Calenda non ho nulla a che vedere», taglia corto il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni che ieri con Europa verde ha presentato il simbolo. E anche tra i dem l’attivissimo Calenda non convince tutti.

RENZI. Rimane cauto (il suo rapporto con Letta è da tempo incrinato). «Le alleanze non si fanno sulla base dell’alchimia o del gioco delle coppie, bensì mettendo al centro le scelte per i cittadini». L’ex premier è convinto comunque che Italia viva può raggiungere la soglia del 5% e non esclude una corsa in solitaria.

M5S. Si fa sentire anche Giuseppe Conte che promette battaglia: «La campagna elettorale non è già scritta, ci sarà un terzo incomodo, il M5s con la sua agenda progressista e sociale».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Luglio 2022, 06:00
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