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Truffa dello squilletto: con quel prefisso, telefonate da 1,50 euro al secondo
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di Egle Priolo
ll telefono squilla, non si fa in tempo a rispondere. Chiamata non risposta: il numero – sconosciuto - ha un prefisso diverso dal +39 italiano. Chissà. Magari qualcuno si è sbagliato. Passa anche qualche minuto e il cellulare suona nuovamente. È ancora un numero straniero ma la linea cade subito. Il dubbio, allora, è che dall'estero stessero cercando proprio noi. E magari si richiama, tanto ormai si paga nello stesso modo in tutto il mondo. Peccato che invece questa telefonata può arrivare a costare fino a un euro e 50. Al secondo.
Una bella botta per il credito telefonico o la bolletta per colpa di truffatori che dopo qualche periodo di stop hanno iniziato a cercare vittime anche in Umbria. La truffa è nota come ping call, praticamente la truffa dello squilletto. Perché il telefono in effetti squilla solo per pochi secondi, il tempo di far credere di aver perso una telefonata. Ma il secondo avviso può far pensare che non si tratti di un errore, inducendo i meno accorti a richiamare quel numero strano.
Se si rispondesse, tra l'altro, la telefonata sarebbe muta, come conferma chi è riuscito a premere il tasto verde a tempo record. «Pronto? Pronto?» e la curiosità di richiamare si fa anche più impellente.
In base alle ultime segnalazioni, le telefonate killer per il portafogli hanno un denominatore comune: il prefisso +216, che indica la provenienza dalla Tunisia, più raramente in questo periodo il +44 che invece rimanda all?inghilterra. E il rischio per il conto telefonico è sempre altissimo. Il fenomeno delle telefonate mute dall'Africa infatti è noto da anni e continua a fare vittime. Ha cambiato spesso nome, ping call o anche Wangiri ma il senso è sempre lo stesso: le vittime ricevono questi squilli, trovano le chiamate perse, si incuriosiscono e richiamano. E probabilmente non è un caso che questo tipo di truffatori si siano messi in movimento proprio in questo momento in cui si sta chiusi in casa e anche una telefonata muta può essere uno stacco dalla routine della clausura forzata per l'emergenza coronavirus. E così, magari distrattamente, senza pensarci troppo, si cade nella trappola dei truffatori.
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