Coronavirus: morto un italiano, è il primo. La vittima è un pensionato di 78 anni

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di Simone Pierini
Coronavirus: morto un italiano, è il primo. Un uomo di 78 anni, Adriano Trevisan, di Monselice (Padova), risultato positivo al Coronavirus, è morto questa sera poco dopo le 22,45. Lo conferma all'ANSA il governatore Luca Zaia. Ex titolare di una piccola impresa edile, Trevisan aveva tre figli, una delle quali, Vanessa, era stata sindaco di Vò.

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Due mesi dopo il primo caso registrato a Wuhan, il coronavirus esplode anche in Italia: di questa sera la notizia della prima vittima nel nostro Paese, uno dei due veneti risultati positivi in giornata. A quanto apprende l'Adnkronos, sarebbe stato individuato un nuovo caso presso l'Ospedale Civile di Cremona. Si tratterebbe di un paziente ricoverato da 5 giorni nel reparto di pneumologia che va ad aggiungersi ad altri 16 contagiati individuati tra Lombardia (15) e Veneto in meno di 24 ore, ma centinaia di persone che hanno avuto contatti diretti con loro sono in attesa di conoscere i risultati dei test e più di 50mila cittadini in provincia di Lodi sono, di fatto, in quarantena a casa loro.

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Il paziente deceduto per coronavirus in Veneto aveva 78 anni ed era un muratore in pensione. L'uomo, ricoverato già da una decina di giorni per precedenti patologie, è spirato questa sera all'ospedale di Schiavonia (Padova). «Non c'è stato neppure il tempo per poterlo trasferire» ha detto il governatore Luca Zaia. 

Di lui aveva parlato in questi termini oggi pomeriggio il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «Per noi le analisi sono positive, stiamo aspettando la conferma dallo Spallanzani, ho parlato più volte con Borrelli oggi pomeriggio, sono due cittadini di Vò Euganeo, uno del '42 e uno del '53, uno in condizioni critiche in terapia intensiva. Siamo preoccupati».



IL SUMMIT ALLA PROTEZIONE CIVILE 

«Abbiamo preso tutte le misure e siamo disponibili a valutarne ulteriori, se necessarie». Così il premier Giuseppe Conte al termine della riunione straordinaria alla Protezione Civile. «Rassicuriamo tutta la popolazione - ha aggiunto - al momento abbiamo messo in quarantena tutte le persone che sono venute in contatto con i casi certificati positivi».

«Ci è stata confermata dal governatore del Veneto Zaia, che ha partecipato alla riunione in collegamento telefonico, la notizia della morte di uno dei due veneti contagiati dal Coronavirus». Lo ha detto il ministro della salute, Roberto Speranza, uscendo dal summit nella sede della Protezione Civile cui ha partecipato insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e al capo dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, con la partecipazione in collegamento telefonico appunto del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. 

Anche per le zone del Veneto dove risiedevano i due anziani scatteranno delle misure restrittive come quelle previste per il lodigiano. «Siamo al lavoro per un'ulteriore ordinanza che sarà sottoscritta con la regione Veneto. L'obiettivo è contenere in aree geografiche limitate l'epidemia» ha spiegato il ministro sottolineando che i provvedimenti ricalcheranno quelli già attuati per i 10 comuni in provincia di Lodi.

«Siamo convinti che il servizio sanitario nazionale sia all'altezza di questa sfida». Ha aggiunto Speranza al termine della riunione. «Abbiamo fatto un lavoro di screening molto accurato, per selezionare uno ad uno i contatti stretti di queste persone - le sue parole - li stiamo verificando uno ad uno con i tamponi e pensiamo che questa sia la modalità più efficace per contenere l'avanzamento del virus».

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IL CASO DEL 38ENNE DI CODOGNO: POSITIVO AL VIRUS

«Manteniamo altissima la linea di precauzione - prova a rassicurare il premier Giuseppe Conte - Dovete fidarvi, stiamo adottando tutte le iniziative necessarie per la popolazione, niente allarmismo sociale e niente panico». La situazione è seria, anche perché non è ancora stato individuato con certezza il 'portatore', o i portatori del virus. Che, dunque, potrebbero aver contagiato altre decine di persone in diverse parti d'Italia. È noto, invece, il 'caso indice': un 38enne di Codogno che martedì 18 si è presentato all'ospedale con sintomi influenzali ma che, al termine della visita, è stato rimandato a casa. Il giorno dopo l'uomo è tornato e questa volta è stato ricoverato fino a giovedì sera, quando i test hanno dato il responso: positivo al coronavirus. Immediato è scattato l'isolamento al Sacco di Milano. Ma era già tardi.

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Nei giorni precedenti il 38enne ha infatti condotto la vita di tutti i giorni, incontrando decine di persone: è andato al lavoro, nel reparto amministrazione dell'Unilever di Casalpusterlengo, ha partecipato a due corse - una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant'Angelo Lodigiano - ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro. Come ha preso il virus? Al momento l'ipotesi prevalente è che possa esser stato contagiato durante una cena con un suo amico. Quest'ultimo, un italiano che lavora per la 'Mae' di Fiorenzuola d'Arda, in provincia di Piacenza, è rientrato dalla Cina il 21 gennaio. Agli inizi di febbraio, tra l'1 e l'8, ha accusato dei sintomi influenzali e proprio in quei giorni ha incontrato il 38enne. L'uomo è però risultato negativo ai test, il che può significare solo due cose: o non è lui il portatore o ha avuto il virus, è guarito e ha sviluppato degli anticorpi. Lo diranno i risultati degli esami del sangue in corso allo Spallanzani.

GLI ALTRI CONTAGI

Quel che però è già certo è che dal 38enne il virus si è diffuso in almeno altre 14 persone: la moglie, un'insegnante che è in maternità e solo per questo non ha avuto contatti con gli studenti, un suo amico con cui corre abitualmente, 5 tra medici e sanitari e 3 pazienti dell'ospedale di Codogno, 3 anziani tra i 70 e gli 80 anni clienti di un bar gestito dal padre dell'amico corridore ed una quattordicesima persona di cui non si sa niente, se non che non è il medico di base che aveva visitato il 38enne. Sono tutti in condizioni «serie» dicono i medici. «Nostro figlio è gravissimo - confermano i genitori del 38enne, in autoquarantena a casa - è intubato, è una cosa penosa, siamo distrutti».

Il lavoro che si sta facendo ora è ricostruire tutti i contatti avuti da queste persone. Che sono centinaia se non migliaia. Tanto per essere chiari: solo il 38enne ha avuto rapporti con 120 colleghi dell'Unilever, 70 tra medici e personale sanitario e 80 persone che fanno parte della sua più stretta cerchia, a partire dai 40 della sua squadra di corsa. Ecco perché la Regione, d'intesa con il Governo, non ha potuto far altro che far scattare una serie di «misure restrittive» in 10 comuni, un'area dove abitano 50mila persone. Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d'Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e Sanfiorano sono in isolamento.

MANAGER: «IO PAZIENTE ZERO? SEMPRE STATO BENE...»

«Dicono che sono il paziente zero, ma non mi trovano niente. Non è detto che, perché sono stato in Cina, devo aver preso io il coronavirus». Così il manager tornato dalla Cina lo scorso 21 gennaio e indicato come possibile causa del contagio del 38enne ricoverato in gravi condizioni a Codogno. «Con M. abbiamo fatto due cene e abbiamo preso una birretta - ricorda l'uomo a Milanotoday - ma sono sempre stato bene, solo un accenno di raffreddore che non è sfociato in influenza. Fino a ieri sera alle 11 mangiavo e bevevo, non sapevo niente di questo virus».

È stato proprio l'amico 38enne a dare ai medici il nome e il numero di telefono del manager. «Nella notte sono venuti a prelevarmi e mi hanno portato al Sacco». Il test, a cui è stato subito sottoposto, è risultato negativo. «Come me lo spiego? Non mi spiego niente - dice ancora - Parlo con i medici per telefono, ma ho più notizie dalla televisione». «Il mio stato d'animo? C'è un mio amico che rischia di morire», dice il manager, preoccupato anche per i famigliari. «Voglio sapere il responso del tampone sui miei genitori». L'esame è stato fatto anche dalle due sorelle e dal nipote.

PIANO D'EMERGENZA

«Il piano adottato prevede scelte forti» spiega il ministro della Salute Roberto Speranza elencandole: una permanenza domiciliare 'obbligatorià e la sospensione di ogni manifestazione pubblica, di attività commerciali, lavorative, sportive e scolastiche. «Dobbiamo trattenere il virus dentro quell'area» dice ancora Speranza che poi conferma le misure già adottate: obbligo di quarantena «fiduciaria» per chi torna dalla Cina, e sorveglianza attiva per chi è stato nelle aree a rischio, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie al rientro in Italia. Sono inoltre già pronte anche due caserme della Difesa a Milano e Piacenza con 180 posti, per accogliere chi dovrà andare in quarantena. E non è escluso, lo ha ribadito anche oggi il Commissario Borrelli, che possano essere requisiti anche degli alberghi. Ma c'è un altro fronte. In Veneto due anziani di Vò Euganeo di 78 e 67 anni sono risultati positivi ai primi test; uno è in condizioni critiche. «Per noi le analisi sono positive - dice Zaia - ora aspettiamo le risposte dallo Spallanzani». A Piacenza, infine - dove la prefettura ha deciso lo stop alle partite di basket, di calcio e degli altri eventi sportivi previsti nel fine settimana - è risultata negativa una collega del dipendente Unilever, sintomatica, che era stata ricoverata stamani in ospedale. 

CASO SOSPETTO NEL CASERTANO

Un paziente con polmonite ha fatto scattare l'allerta corinavirus alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno (Caserta). Si tratta di un cittadino bulgaro, giunto al presidio sanitario del litorale domizio con problemi polmonari. L'uomo, dalle informazioni fornite ai medici, non avrebbe avuto contatti con persone tornate dalla Cina, ma la natura del problema ha fatto scattare le misure di sicurezza, con i sanitari che hanno indossato le mascherine isolando il paziente, cui è stato praticato un tampone faringeo, il cui campione è stato inviato all'ospedale Cotugno di Napoli; i risultati si sapranno nelle prossime ore. 
Ultimo aggiornamento: Sabato 22 Febbraio 2020, 10:50
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