Chiara Gualzetti, uccisa nel bosco a 16 anni. L'amico killer condannato alla pena massima

In Appello la condanna è stata confermata, nel giorno del 18esimo compleanno del giovane killer

Chiara Gualzetti, uccisa nel bosco a 16 anni. L'amico killer condannato alla pena massima

di Niccolò Dainelli

Condanna confermata per l'amico di Chiara Gualzetti, che ha confessato l'omicidio. Il 27 giugno 2021, la giovane fu uccisa nel bosco del parco dell'Abbazia di Monteveglio, a pochi passa da casa. La giovane, non ancora 16enne, fu accoltellata e poi finita con calci e pugni dall'amico che l'aveva attirata in una trappola, dandole un appuntamento per una passeggiata, per poi ucciderla. E adesso la pena del giovane killer è stata confermata in appello

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La sentenza

La prima condanna nei confronti del giovane è arrivata con rito abbreviato e quando era ancora minorenne: accusato di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima. Il ragazzo è stato condannato a 16 anni, ovvero alla massima pena possibile. E oggi lunedì 20 marzo, nel giorno del suo 18esimo compleanno, è arrivata la conferma in appello. In aula, come ogni udienza, era presente la madre del giovane. Assenti, invece, i familiari di Chiara Gualzetti, che non hanno potuto assistere dato che non sono ammesse parti civili nei processi minorili.

«Capace di intendere e volere»

Nelle scorse udienze in Corte d’appello erano stati sentiti il perito del tribunale e tutti i consulenti sulla capacità di intendere e di volere dell’adolescente al momento del delitto. Il giorno dell'omicidio Chiara Gualzetti, che avrebbe compiuto 16 anni dopo un mese, fu attirata in una trappola dall'amico del quale si era invaghita. Dopo il delitto, il corpo della ragazzina fu abbandonato ai margini di un bosco nel parco dell'abbazia di Monteveglio e venne ritrovato dopo un giorno di ricerche. Il giovane ha ammesso dopo il fermo di aver premeditato l'omicidio e di aver già provato in precedenza ad uccidere l'amica. Ma disse anche di essere stato spinto da un demone, Samae, protagonista della serie televisiva fantasy Lucifer

Le indagini

Dalle indagini successive è emerso che il giovane aveva fatto questo nome anche durante alcune sedute con la psicologa avute poco prima dell'omicidio. Tre o quattro colloqui che, però, non avevano avuto ulteriore seguito. E nonostante le sue le affermazioni, il giovane è stato riconosciuto come capace di intendere e di volere dal perito nominato dal tribunale dei minorenni che ha anche evidenziato la sua «mancanza di empatia e senso di colpa» e facendo scattare nei suoi confronti la pena massima.
 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Marzo 2023, 17:45
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