Fabio Fazio a Rai Tre, Michele Anzaldi (Pd) attacca i colleghi di partito: «Ma quale censura, è giusto per i soldi dei contribuenti»

Anzaldi (Pd), membro della vigilanza Rai contro i suoi colleghi: «Ma quale censura, giusto riportare Fazio a Rai Tre»

di Marco Esposito
«Censura del governo contro Fabio Fazio per un suo eventuale ritorno su Rai tre? I colleghi del mio partito che ne parlano evidentemente non sono ben informati sul caso». Non usa mezzi termini Michele Anzaldi, deputato del Pd, esperto delle vicende Rai, e facente parte della Commissione di Vigilanza. Anche nei confronti dei suoi compagni di partito - dall'eurodeputata Pina Picierno alla deputata democratica Enza Bruno Bossio che si erano schierate in difesa del conduttore Rai. In un eventuale ritorno del conduttore di Che Tempo che fa su Rai Tre, secondo Anzaldi, quindi, non ci sarebbe alcuna censura, ma anzi il superamento di un vulnus che fu creato con la "promozione" di Fazio sulla Rete ammiraglia Rai. 

Onorevole Anzaldi, secondo alcune indiscrezioni la Rai, sulla spinta di Lega e M5s, vorrebbe riportare Fazio su Raitre. Che ne pensa? 
«Il passaggio di Fazio da Rai3 a Rai1 è avvenuto con una lunga serie di profili di illegalità, che ho denunciato con dettagliati esposti a Corte dei Conti e Anac. Rilievi che sono stati confermati anche dall’Autorità Anticorruzione di Cantone, che ha mandato il fascicolo alla magistratura contabile. Se ora i vertici Rai decidono di sanare quel vulnus, un danno innanzitutto economico per la Rai pagata dai contribuenti, chi ha a cuore i soldi dei cittadini dovrebbe essere soddisfatto. Vorrei ricordare che nel passaggio a Rai1 Fazio ha preteso che la produzione milionaria della trasmissione fosse assegnata a una sua società personale. Un abuso senza precedenti. Parliamo di un mega contratto per 4 anni che costa alla Rai la cifra faraonica di 72 milioni di euro. Fazio, solo di compenso come conduttore, prende 2,2 milioni all’anno, cui si sommano gli incassi della sua società esterna, i diritti del marchio, la Siae. Solo lui supera i 3 milioni all’anno».  

Alcuni parlamentari del Pd, però, hanno gridato alla censura di Governo. Lei non è d’accordo? 
«Si tratta di colleghi che non si occupano di Rai e forse non sono pienamente informati. La censura l’abbiamo vista nei tg Rai su casi come il lavoro nero nell’azienda Di Maio o i debiti della società di Di Battista»

Quindi non vede il rischio di censura di M5s e Lega nei confronti di Fazio? 
«Vedremo cosa verrà deciso. Fazio, però, ha un contratto milionario blindato per 4 anni, non vedo che rischi possa correre. Contratto di cui ho denunciato tutte le storture e forzature, come componente della commissione di Vigilanza. Peraltro mi pare che il Movimento 5 stelle non possa che essere grato a Fazio. E’ stato il conduttore, infatti, a mettere i milioni di telespettatori della prima serata della domenica di Rai1 a disposizione di Luigi Di Maio quando a maggio lanciò quelle gravissime accuse di impeachment al presidente della Repubblica Mattarella, trattato nella rete ammiraglia del servizio pubblico come una specie di usurpatore. Di Maio e Fazio non hanno mai chiesto scusa al Quirinale per quella pagina nera di televisione. E’ stato ancora Fazio a dare la possibilità a Rocco Casalino, in un monologo di fronte a milioni di telespettatori, di passare quasi per una vittima, dopo che era stato lui a insultare i disabili. Di che parliamo?

Ma secondo lei è credibile che lo spostamento di Fazio sia dettato solo da motivi di ascolti, come dicono le indiscrezioni attribuite a Lega e M5s? 
«Aver messo Fazio su Rai1 ha oggettivamente danneggiato gli ascolti Rai. Rai1 con “Che tempo che fa” fa meno ascolti delle fiction che c’erano prima e Rai3, che con Fazio faceva ascolti record per la rete, è crollata. Nel complesso, quindi, le reti Rai ci hanno rimesso. E’ evidente che gli unici contenti del passaggio della trasmissione a Rai1 sono stati Fazio, che ha aumentato il suo compenso, la sua società e il suo agente Caschetto, che ora ha a disposizione una rete dove è più facile fare di ascolti, perché più seguita, per dare visibilità ai suoi assistiti. Se ora l’amministratore delegato, preso atto dell’errore di chi lo ha preceduto, decide di rimediare, significa che la Rai finalmente prende atto di aver concesso un privilegio ingiustificato con i soldi pubblici. Se fosse stata data applicazione alla Risoluzione contro i conflitti di interessi di conduttori e agenti che la Vigilanza ha approvato all’unanimità, tutto questo non sarebbe successo. Perché Salini non parte da lì?».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Dicembre 2018, 22:14
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