Damasco, bombe all’ambasciata iraniana
Teheran: «La risposta a Israele sarà dura»

Siria, tra le vittime un capo dei pasdaran. A Gerusalemme la piazza contro Netanyahu: «Dimettiti»

Damasco, bombe all’ambasciata iraniana Teheran: «La risposta a Israele sarà dura»

di Giammarco Oberto

Un attacco chirurgico, di primo pomeriggio, nel cuore di Damasco. E una firma che dalla Siria all’Iran nessuno ha il dubbio essere una sola: quella di Israele.

La palazzina sventrata si trova di fianco all’ambasciata di Teheran. L’intelligence ha agito di fino: ha atteso che l’ambasciatore iraniano lasciasse la residenza per lanciare il raid mirato. Secondo l’Iran, Israele ha usato jet F-35, che hanno sganciato sei missili sull’obiettivo. Ed il colpo messo a segno è grossissimo: tra le vittime, il cui numero non è ancora chiaro (si parla di otto morti sotto le macerie, tutti militari iraniani) c’è anche Mohammad Reza Zahedi, 80 anni, comandante delle Guardie della Rivoluzione: guidava 4mila pasdaran iraniani impegnati in Siria a sostenere l'esercito di Bashar al Assad, agiva come collegamento tra l'Iran ed Hezbollah e tra Teheran e i servizi di intelligence siriani: forse l’omicidio più importante dopo quello del generale Suleimani, ucciso da un drone americano in Iraq nel 2020. Nell’attacco su Damasco sono rimasti illesi Hossein Akbari, l’ambasciatore dell'Iran a Damasco, e la sua famiglia. Ed è stato l’ambasciatore a scagliare l’anatema contro Israele: «La risposta di Teheran sarà dura».

La notizia del raid in Siria è arrivata in una Gerusalemme distratta dalla grande manifestazione di piazza che sta cingendo d’assedio la Knesset, il Parlamento israeliano.

Già domenica sera almeno centomila persone si sono radunate per chiedere le dimissioni del premier Benjamin Netanyahu e elezioni anticipate, oltre alla richiesta di riportare di un cessate il fuoco a Gaza per riportare a casa gli ostaggi, ad ogni costo, anche scendendo a patti con Hamas. Intorno alla Knesset la protesta ha montato le tende: nel senso di una tendopoli in cui bivaccheranno fino a domani i parenti degli ostaggi che insistono per le dimissioni di Bibi. Che in quegli stessi istanti era in sala operatoria, per un intervento all’ernia: sarà dimesso oggi.

Sul campo intanto l’esercito israeliano si è ritirato dall’ospedale al-Shifa, a Gaza City, teatro dal 18 marzo di “operazioni mirate”. I soldati si sono lasciati dietro un edificio semidistrutto e decine e decine di cadaveri, secondo Hamas. Oltre ai corpi in decomposizione di terroristi che Israele dice di aver liquidato in scontri a fuoco ravvicinato, anche quelli di 21 pazienti, secondo l’Oms morti di stenti nei loro letti durante l’assedio.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Aprile 2024, 06:00
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