Coronavirus, la rabbia degli operai: «Anche le fabbriche devono chiudere». Rischio scioperi, oggi il vertice con il Governo

La rabbia degli operai: «Anche le fabbriche devono chiudere». Rischio scioperi, oggi il vertice con il Governo

di Mario Fabbroni
«A due metri di distanza ma sciopero». È il post sulla pagina Facebook del collettivo di fabbrica dei lavoratori Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) che produce componenti per auto. Poi le parole che chiariscono la protesta on un'ora di astensione: «Gli operai non sono carne da macello. Fermare i settori produttivi non essenziali. Soldi per gli ammortizzatori, blocco dei licenziamenti. Anche noi vogliamo restare a casa».

Nelle fabbriche divampa la rivolta, molti si sentono dimenticati. Da Nord a Sud, sindacati e lavoratori sul sentiero di guerra. Per contrastare i pericoli del Covid-19, il confronto è in atto a Taranto, Terni, Napoli, Torino, Brescia, Piacenza, Milano e così via.

Un dipendente positivo alla Pirelli di Settimo Torinese ha fatto scattare la quarantena: l'azienda è stata avvertita dai familiari della persona infetta. Arriva decisa la presa di posizione di Fim, Fiom, Uilm, che ritengono necessaria la fermata di tutte le imprese metalmeccaniche, «a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo. Questo, al fine di «sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro». Una situazione che spinge il premier Conte a intervenire, annunciando con un tweet una videoconferenza da palazzo Chigi, oggi alle 11. Per il presidente di Confindustria, Boccia, «non si possono chiudere tutti gli stabilimenti produttivi. Il Paese rischia il default».

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Marzo 2020, 14:24
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