Attenzione alle classifiche

Attenzione alle classifiche

di Alberto Mattiacci

Siamo pieni di classifiche: quella della crescita economica -sorpresa! Nel 2023 siamo fra i migliori UE, con una crescita dello 0,7%; quella delle università -qui ce la caviamo, anzi siamo dei fenomeni viste le risorse investite dallo Stato; quella dei NEET -i giovani che non studiano, non lavorano né se ne preoccupano, qui siamo in testa; ecc. La prima questione è come mai vi siano così tante classifiche. Tutto nasce dal fatto che è aumentata molto la consapevolezza che misurare i fenomeni sia cosa buona. Detto, infatti, che ogni misura è valida entro certi limiti (es. se vi misurate la temperatura corporea con due termometri differenti, è facile che escano due numeri non identici, sebbene simili), misurare serve. A cosa? Almeno 4 vantaggi: I) offre una base oggettiva per valutare e comprendere i fenomeni; II) consente di rilevarne i cambiamenti nel tempo; III) consente di monitorare i progressi verso gli obiettivi che ci si è dati; IV) aiuta a pianificare la attività future e provare a prevedere l’evoluzione dei fenomeni. Vi sono anche altri vantaggi ma minori. Disponendo di molti dati, metterli in ordine è una tendenza naturale della nostra razionalità: di qui le classifiche. La seconda questione è: ma a che servono le classifiche? Di base consentono di: I) valutare le prestazioni, II) orientare al miglioramento; III) sintetizzare e semplificare fenomeni complessi. Qui sta il punto: semplificano ma la vita è complessa. Maneggiamole con cura, quindi.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Febbraio 2024, 07:32