Periscope, allarme e polemica
tra pirateria e cyberbullismo

Periscope, allarme e polemica ​tra pirateria e cyberbullismo

di Alessio Caprodossi
ROMA - Troppi rischi per la privacy, sia delle persone che commerciale. Non c'è pace attorno a Meerkat e Periscope, le applicazioni mobili per trasmettere video in diretta via streaming che, causa l'immediato boom globale, sono nell'occhio del ciclone per la mancanza di norme che ne limitino l'utilizzo.





Dopo aver bucato i diritti esclusivi per il primo episodio della serie Game of Thrones (pagati a peso d'oro dalla rete americana HBO), l'app di proprietà di Twitter subisce i primi divieti. La mossa arriva dalla National Hockey League, la lega di hockey statunitense, che ha bandito il ricorso a Periscope per chi assiste alle partite all'interno dei palazzetti.



Un atto che sarà presto imitato da tutte le organizzazioni sportive per difendere le esclusive vendute ai canali televisivi (e non ridurre così i futuri ricavi), ma anche per sfruttare in prima persona il mezzo reso subito popolare dal sito di microblogging. La Nhl, ad esempio, ha un suo profilo Periscope che conta 22mila followers ai quali offrirà sintesi o pillole degli incontri, probabilmente a pagamento.



L'esigenza di regolamentare come usare questi mezzi deriva anche dall'opportunità di poter riprendere chiunque in qualsiasi movimento e senza nessuna autorizzazione; una libertà troppo grande che cozza contro il diritto alla privacy. Un concetto che allargato ai minori desta preoccupazione, con Telefono Azzurro che lancia l'allarme: «Si moltiplicano giorno dopo giorno i casi di giovanissimi registrati in video subito diffusi che calpestano ogni diritto e agevolano la strada al cyberbullismo», scrive l'associazione in una nota, chiedendo a Twitter «uno sforzo per tutelare i ragazzini e maggiore chiarezza sulla policy e relative violazioni».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Aprile 2015, 08:05
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