Lotito: "I tifosi che non vengono allo
stadio danneggiano la Lazio, non me"

Lotito: "I tifosi che non vengono allo ​stadio danneggiano la Lazio, non me"

di Piergiorgio Bruni
ROMA - Non entrando allo stadio, i tifosi hanno fatto il danno alla Lazio non a me. Claudio Lotito non cede. Ha la certezza di essere nel giusto e, nonostante la contestazione dei tifosi, tira dritto.





Almeno per ora. Le sue parole al Processo del lunedì fa hanno creato ulteriori polemiche. «Dare il club a mio figlio? L'ho detto per sottolineare la certezza del futuro – ha spiegato – e non sono transeunte. Ragiono in termini di spirito di servizio per dare l'opportunità alla gente di sorridere, cosa che non è più abituata a fare». Ma il presidente ha le idee chiare. E risponde così a chi gli chiede di farsi affiancare da qualche magnate estero: «Sono un combattente e non un reduce. Ho un concetto del 1918: il Piave mormorò, non passa lo straniero».



Duro e massiccio. Specialmente nel far capire che la protesta, probabilmente, ha anche altri risvolti: «C'è una regia su certi comportamenti – ha proseguito Lotito – la squadra era fallita, ora è risanata e detta l'indirizzo del rinnovamento del calcio italiano. Da quando ci sono io abbiamo una rappresentanza in Lega e Figc mai avuta nella storia. Ha una catena di negozi, una radio e una tv».



Ma i sostenitori hanno voglia di tornare a sognare. Posizioni di vertice e campioni. Pure in questo caso, la risposta è pronta: «Ho una lista di acquisti, tuttavia in questo momento non è consentito parlarne, sarei deferito. Ci muoveremo in più reparti, uno dei nomi è già conosciuto e saranno giocatori di grande livello. Ma non si compra tanto per comprare, qui c'è un progetto». Infine, sull'ipotesi di passare la società ai tifosi: «Sarebbe un fallimento. La Lazio è un patrimonio di tutti. Pensate che lavori contro il club? Non scherziamo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Marzo 2014, 09:38

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