Golden State sul tetto della NBA dopo 40 anni:
battuti i Cavs. E l'inatteso MVP è Iguodala -Foto

Golden State sul tetto della NBA dopo 40 anni: battuti i Cavs. E l'inatteso MVP è Iguodala
I Golden State Warriors hanno messo fine ad un periodo di astinenza dalle vittorie durato 40 anni, raggiungendo l'apice del successo di un progetto avviato nel 2010 con un nuovo proprietario, costruito con scelte sagge, acquisti utili, innovazione e la modernità.









I Warriors sono un riflesso del successo delle aziende di tecnologia dalla vicina Silicon Valley. «Quarant'anni è un tempo troppo lungo», ha detto l'allenatore, Steve Kerr, dopo il successo in finale per 4-2 a Cleveland contro i Cavaliers di un LeBron James soprannaturale, che ha tenuto in piedi la sfida praticamente da solo. Al Prescelto, però, non sono bastati 32 punti, 18 rimbalzi e 9 assist: con Cleveland che cede 105-97 in Gara 6 e consegna l'anello agli Warriors che si esaltano grazie alla coppia Curry-Iguodala (Mvp delle Finals): per il primo 25 punti, 6 rimbalzi e 8 assist, per il secondo 25 punti, 5 rimbalzi e 5 assist.



Grande soddisfazione per coach Steve Kerr, campione al primo anno su una panchina di Nba dopo cinque anelli come giocatore. Un'impresa enorme, che non si verificava dal 1982, con l'anello di Pat Riley. Kerr riflette un'alternativa fresca, divertente, dinamica, veloce. E la vittoria ha confermato la sensazione lasciata dalla squadra sin dall'inizio della stagione regolare, che si è conclusa con il miglior record della lega 67 vittorie e 15 sconfitte. «Stiamo parlando di una franchigia storicamente conosciuta per aver perso. C'era un nuovo gruppo di proprietari ed è stata completamente cambiato l'intera organizzazione», ha riassunto la trasformazione Draymond Green, uno dei giovani talenti di una squadra guidata dal viso angelico dell'MVP Stephen Curry. Una squadra che ha poco a che fare con quelle dei decenni passati.



Tutto è iniziato a cambiare rotta quando Joe Lacob e un gruppo di investitori ha acquistato la squadra nel luglio 2010 per 450 milioni di dollari. Lacob ha consegnato nel 2011 la panchina a Mark Jackson, un ex giocatore e commentatore televisivo, e la squadra attuale ha cominciato a formarsi con gli acquisti di Bogut e David Lee, l'arrivo dei giovani come como Festus Ezeli, Barnes e Green e soprattutto con la maturazione di Curry e Thompson, selezionati nel draft e ora già stelle consolidate a 27 e 25 anni, rispettivamente.



Nella stagione 2012-2013, la squadra è tornata ad uno spareggio per la seconda volta in 19 anni. Si è ripetuta nella scorsa stagione, ma la gestione non era soddisfacente, nonostante una crescita continua. Si voleva di più e così è stato dispensato Jackson. Una mossa audace e rischiosa che ha generato critiche da Curry. Kerr è arrivato, ed ha presto convinto la stella. «Ha guidato la squadra ad un nuovo livello», ha ammesso l'Mvp.



Dopo aver lasciato la sua carriera da giocatore, Kerr è stato presidente delle operazioni per i Phoenix Suns e commentatore. Ha poi deciso di tentare la fortuna in panchina, ed era sul punto di accettare l'offerta di Phil Jackson, che era il suo allenatore a Chicago durante l'era Michael Jordan, per rilanciare i New York Knicks, ma alla fine ha deciso per un progetto molto più consolidato con due tiratori micidiali come Curry e Thompson. «Sono molto facili da allenare. Hanno davvero molto talento e generosità. Sono stato molto fortunato», ha detto con modestia allenatore, che ha il merito di aver fatto crescere la squadra in attacco e in difesa. I Warriors sono una versione «cool» e più giovane dei San Antonio Spurs, squadra con la quale ha vinto due anelli Kerr e di cui prende il posto nell'albo dei campioni.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Giugno 2015, 08:40
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