Le strade tra Gianmarco Tamberi e suo padre-allenatore, Marco, si dividono. È lo stesso campione olimpico del salto in alto ad annunciarlo: «È una decisione che stavo considerando da tempo - ha detto Tamberi -, perché in questi anni di collaborazione a grandi risultati si sono alternate altrettanto grandi divergenze». La scelta alla vigilia dei mondiali di Eugene «presa con doverose cautele e un pizzico di coraggio, nasce dall'analisi della stagione fin qui disputata. Siamo ben al di sotto delle aspettative tecniche e c'è stato uno scambio di opinioni su cosa non stesse funzionando, ed è emersa una diversità di vedute».
Tamberi e il 'vaffa' al rivale in diretta tv: «Ecco cos'è successo». La sua spiegazione
«Non voglio in alcun modo compromettere la gara più importante dell'anno, insistendo su una strada che non ritengo giusta, e mangiarmi le mani a posteriori per non avere avuto il coraggio di prendere in mano la situazione.
«Ora concentrerò tutte le mie energie sull'obiettivo iridato - ha concluso Tamberi - senza distrarmi su quale potrà essere la figura tecnica che mi affiancherà post 2022 nella preparazione della stagione successiva. Gareggiare supervisionato da un altro allenatore non è un azzardo, nella nostra disciplina il coach è essenziale in tutte le fasi di allenamento e programmazione, in gara sono gli automatismi e le sensazioni dell'atleta a essere i veri fattori determinanti ai fini della performance. Sono un agonista e calcolo ogni rischio».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Luglio 2022, 20:02
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