L'era 2.0 del piccolo schermo e la sfida dell'auditel
social: gli italiani usano lo smartphone

L'era 2.0 del piccolo schermo e la sfida dell'auditel ​social: gli italiani usano lo smartphone

di Alessandra Severini
ROMA – Il web non un'eco della tv ma offre contenuti extra per far partecipare i fan: Federica Felice, story editor Publispei parla per esperienza. Il progetto via internet Aspettando i Cesaroni impiega infatti troupe ad hoc per il dietro le quinte con il cast.





È questo il cuore della ricerca “Rethinking the tv experience” presentata dall'Osservatorio Social TV assieme ai maggiori network italiani per capire come il piccolo schermo si è trasformato con l'avvento delle interazioni digitali.



Il polso degli ascolti, con conseguente quantificazione pubblicitaria degli spazi, è tastato dai dati Nielsel, ma ancora non esiste un “social Auditel” capace di monetizzare i click, i Like e i tweet: se lo augurano tutte le reti, pronte a partecipare ad un tavolo di trattative capace di fornire degli standard.



«Non esiste l'audience generica – spiega Antonio Sofi della RAI – ma una community a cui offrire spazio d'interazione, come l'operazione di Gazebo #iosalutoalfano». «Ecco perché - gli fa eco Yves Confalonieri di Mediaset – per una rete essere su un social non è un optional ma deve diventare di serie: la gente non vuole parlare di televisione ma con la televisione, vuole esserci e usa il web come una vera e propria vetrina».



Si parla di furto d'attenzione del web rispetto al piccolo schermo ma Antonella Di Lazzaro di MTV dissente: «Come il sonoro nel secolo passato ha amplificato l'esperienza del cinema così i social offrano un valore aggiunto. Basti pensare che i ragazzi hanno dai sette ai nove schermi ciascuno per fruire la tv».



In 13,5 milioni (15% degli internet users italiani attivi al giorno) commentano i programmi: il device preferito resta lo smartphone mentre Twitter svetta nella lista di network ideale.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Luglio 2014, 10:27
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