Telescoppio - Perché chiamarlo 'The voice
of Italy' se poi non cantano in italiano?

Telescoppio - Perché chiamarlo 'The voice ​of Italy' se poi non cantano in italiano?

di Fabio Maccheroni
Perch un programma che promuove musica in Italia deve chiamarsi The voice of Italy? Lo domanderemmo a Raffaella Carr nota per aver cantato l’amore da Trieste in gi.





Potremmo accontentarci di un dialetto nostrano, oppure se proprio non piace l’italiano, pescare «in giù»: in Grecia, Turchia, Africa. No, inglese. Questa è la seconda originalità di un talent che pone i giudici di spalle rispetto ai concorrenti, per non essere condizionati dal look. Ma anche il look ha il suo peso. L’immagine e la musica hanno percorso strade parallele con Presley, Beatles, Stones... Perfino con Pupo: canta e, anche se sei girato, te lo immagini così.



Ascolti Mr Tambourine Man e vedi Dylan. Ce lo vedete Piero Pelù, uno dei giudici di questo talent, a cantare Anima mia? La giuria in questa seconda stagione ha perso Cocciante e lo ha sostituito con J-Ax, il rapper Alessandro Aleotti. Resta invece Noemi e, naturalmente, nonna Carrà. Ascolti giù all’11,15% (media precedente del 13), soliti entusiasmi per chi vince, musi lunghi per chi perde. Una barba.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Marzo 2014, 08:56
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