Telescoppio - Pietro Mennea, la fiction di Tognazzi
è buona (al netto di piccole imprecisioni)

Telescoppio - Pietro Mennea, la fiction di Tognazzi ​è buona (al netto di piccole imprecisioni)

di Fabio Maccheroni
Per trasformare la vita di Pietro Mennea in una fiction bella, buona, santa ma anche romantica, Ricky Tognazzi nella miniserie televisiva (La freccia del Sud, Raiuno) porta il velocista azzurro in discoteca a ballare Che colpa abbiamo noi (1966), L'uomo per me (1964), mette come sottofondo Bandiera gialla (1967) e mostra dei fan che gli chiedono l'autografo, come fosse già famoso prima del 1971, data della sua prima apparizione di spessore.





E per non essere da meno, in un circo televisivo in cui se non si parte col flashback non scatta il ciak, le prime immagini sono di Michele Riondino (bravo, ma più credibile in Montalbano) sulla pista di Mosca, alla partenza dei 200 m, la gara dell'oro olimpico nel 1980: vede corrergli incontro un bambino e comincia la prima delle due puntate.



Lunetta Savino e Nicola Rignanese interpretano i genitori di Pietro in una Barletta dove è un lusso avere un paio di scarpe. Luca Barbareschi è il padrino della velocità, Carlo Vittori, tante sigarette e tanti aneddoti che faticano a entrare nel quadretto romantico di una fiction di bocca buona sulla riva del La Scuola dello Sport di Formia.
Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Marzo 2015, 10:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA