Pietro Sermonti torna in Cops «Amo fare i personaggi con mezzo etto di cervello»

Cops, Pietro Sermonti: «Amo fare i personaggi con mezzo etto di cervello»

di Michela Greco

"Amo fare i personaggi con mezzo etto di cervello. Il mio punto G attoriale è la gestione della figura di merda". A pronunciare queste parole è colui che ha interpretato il mitico Stanis in Boris e l'antropologo della banda di Smetto quando voglio, ovvero Pietro Sermonti. La sua ultima impresa è il ruolo di Nicola O' Sicc' in Cops, commedia demenziale in due appuntamenti in programma stasera e il 21 su Sky Cinema e Now Tv, con Claudio Bisio, Stefania Rocca, Francesco Mandelli, Dino Abbrescia e Giulia Bevilacqua. Diretti da Luca Miniero, i due film sono ispirati alla commedia svedese di Josef Fares ma ricollocati in un paesino immaginario della Puglia il cui commissariato locale sta per chiudere per mancanza di crimini. I suoi poliziotti, per non perdere il lavoro, si reinventano criminali.

So che ti sei buttato con entusiasmo su questo progetto.
Ero pazzo di Kops da quando lo vidi oltre 15 anni fa, quando mi hanno chiamato ho pensato solo una cosa: che figata! Mi è piaciuta l'idea di interpretare un ominide ruminante che fuma canne in continuazione. Sarebbe stato più facile propormi Benny, più simile a Stanis.

Lo avete girato due estati fa, sembra una vita fa.
Rispetto a un anno e mezzo fa è cambiato tutto, ma non tutto in peggio se pensiamo che allora al governo c'era Salvini. Mi fa impressione vedere cose fatte in un'epoca senza mascherine mentre stiamo per celebrare il Natale su Zoom. Era estate, eravamo in Salento e il mio carissimo amico Mattia Torre stava morendo. Io partivo per andarlo a trovare e poi tornavo sul set, facevo avanti e indietro tra la devastazione nella vita privata e le sparatorie con la pancia finta al lavoro: mi sono fatto tante domande.

Non c'è mai stata tanta distanza tra ciò che facevo e ciò che mi succedeva. Anche quando è morto papà (il dantista Vittorio Sermonti, NdR) ero al lavoro, ma in quel film non dovevo far ridere.

Come hai vissuto questo periodo?
Ho appena avuto il Covid, per fortuna da asintomatico. Ora devo aggiornare il mio curriculum e scriverci "immune", è la qualità migliore che un produttore possa chiedere in questo momento!

E ora come va?
Stiamo vivendo un dolore duro, un ematoma collettivo, ma mi auguro che riusciremo tutti a comportarci con buon senso a Natale. È chiaro che mi manca andare al cinema e al teatro, mi manca andare allo stadio, dove divento un bambino di 8 anni psicopatico che abbraccia gli sconosciuti, ma la libertà di non mettere la mascherina è quella di infettare: è stupido, egoista. In una situazione di restrizioni non si può nemmeno dire "che cambia se esco?", bisogna chiedersi "e se lo facessero tutti?".

Sei appassionatissimo di calcio, hai subìto due lutti importanti in questi ultimi giorni.
Maradona era tutto e il contrario di tutto, un caleidoscopio. È come se ora mancasse un giorno della settimana, come se fosse morto il giovedì. E se Maradona era il giovedì, Paolo Rossi era il mio Big Bang.

Dove ti vedremo prossimamente?
In Io e Angela di Herbert Simone Paragnani, con quella matta meravigliosa di Ilenia Pastorelli. Io interpreto un uomo qualunque che torna a casa e si ritrova davanti una donna bella e misteriosa: è la morte nerovestita. Ma, naturalmente, lui non ci vuole stare.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Dicembre 2020, 08:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA