Jodie Foster: «A 60 anni sul set sono più felice che mai. Condivido la mia saggezza, non sono un tiratore solitario»

L'attrice protagonista della svolta al femminile di True Detective, su Sky con la quarta stagione

Jodie Foster: «A 60 anni sul set sono più felice che mai. Condivido la mia saggezza, non sono un tiratore solitario»

di Alessandra De Tommasi

La saga crime inaugurata da Matthew McConaughey e Woody Harrelson è pronta a una svolta al femminile con la quarta stagione. La serie antologica, dal titolo "True detective: Night Country" (da oggi su Sky e in streaming su Now), vede come coppia protagonista Jodie Foster (al debutto su piccolo schermo, dopo il film tv "NYAD Oltre l'oceano" su Netflix con Annette Bening) e Kali Reis, rispettivamente nei panni delle detective Liz Danvers ed Evangeline Navarro.

Stavolta il thriller soprannaturale si svolge in Alaska, precisamente su una stazione di ricerca artica piuttosto isolata. Questo luogo sperduto innesca una sorta di lavoro interiore nelle protagoniste, che dovranno fare i conti con un passato oscuro. Kali Reis è sempre stata fan della serie e durante un incontro con la stampa estera ha confidato di aver portato un suo contributo particolare: «Ho un passato nella boxe confessa e so come mettere su uno show, per questo devi fidarti del tuo allenato».

Jodie, cosa pensa di questa partner così "appassionata"?

«La sua energia mi piace moltissimo, perché la incanala nella disciplina. Io sono appassionata di serie tv, quasi al punto di esserne dipendente, ma non ho mai trovato finora la motivazione giusta per lanciarmi. E stavolta non mi sono limitata a recitare, ma anche a lavorare come produttrice esecutiva».

Issa Lopez, la showrunner, dice che stavolta la storia non mette in scena solo il lato oscuro dell'America, anche se le protagoniste sono sulle tracce di un serial killer. Lei come descriverebbe il tono della stagione?

«Mi sembra difficile incapsularlo in un genere solo: è horror, ma anche thriller psicologico con virate soprannaturali.

Eppure i personaggi hanno spessore, sono reali e riescono a guarirsi a vicenda. La cornice in cui si svolgono le storie è quella locale, delle comunità native, che ti porta a pensare come queste comunità vivano a contatto con la morte ogni giorno».

Sta vivendo un periodo d'oro e prolifero. Mai pensato di rallentare? 

«No, mi sorprendo però che a 60 anni sono più felice che mai da un punto di vista lavorativo. È anche giunto il momento di condividere la mia saggezza sul set con il team, facendo gioco di squadra invece di comportarmi da tiratore solitario».

Con quale criterio sceglie un ruolo?

«Anche questo è cambiato rispetto agli esordi. Adesso non guardo se un ruolo è piccolo o ha poca esposizione, ma mi concentro sul tipo di esperienza che voglio avere».

Che tipo di regista è?

«Una che se ne sta sulle sue, non impone il proprio punto di vista e lascia che il cast sia creativo a modo suo».

Ha il fiuto da detective nella realtà? Per esempio riesce a scoprire una bugia in tempi brevissimi?

«Macché: se ti cambiassi la t-shirt e mettessi i baffi, non mi accorgerei che sei la stessa persona di cinque minuti prima. Da pessima osservatrice, sarei una detective fallita».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Gennaio 2024, 08:16
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