Riccardo Cocciante: “Notre Dame de Paris opera sociale, abbiamo anticipato il tema dei migranti”

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di Alvaro Moretti
I n fondo basta rivedere su Youtube Riccardo Cocciante che canta il dramma di Quasimodo in «Dio ma quant’è ingiusto il mondo» per capire perché, come e da dove è nato Notre Dame de Paris. Ora torna con la produzione di David Zard l’opera popolare, per un tour d’Italia che celebra gli 11 anni in scena nel Belpaese e i 18 dal debutto francese di Esmeralda&C.

«Io per molto tempo ho urlato dentro di me quel grido di Quasimodo. Notre Dame è un’opera con molte canzoni popolari, ma la canzone del cuore per me è quella: non ho avuto un’infanzia facile, avevo dei complessi ad uscire allo scoperto, ed esprimermi. C’è la percezione di un mondo ingiusto e il mio vissuto personale. Sono io, lì».

3,5 milioni di spettatori in Italia, spettacolo top in Italia nel 2016.
«Spesso mi chiedo il perché di questo successo: in diciotto anni e otto lingue, perfino il russo e il coreano. E tutte le generazioni: è uno spettacolo elegante, ma popolare. Volevamo proprio questo. La gente rivede Notre Dame (in scena dal 28 al 6 gennaio al PalaLottomatica di Roma, ndr) perché hanno visto tante copie e vogliono vedere il top».

È il suo capolavoro, Notre Dame? 
«Il tempo dà valore alle cose: le mode a volte esaltano cose non belle. E io da artista sono fiero di questo tempo di successo: spero che resti un classico dopo la mia morte. Il sogno di un artista».

E 18 anni fa con Luc Plamodon vedevate già il dramma dei migranti: gli stranieri, i gitani visti con diffidenza?
«In Francia non a caso l'opera si chiama Les Sans Papier: il problema del muro che teneva gli stranieri fuori da Parigi c'era nel 400. È un'opera sociale, più che politica, ma il problema in Francia si sentiva. Ora lo sentono tutti». 

Il tempo della Rca, del Cocciante cantautore arrabbiato.
«Un periodo fantastico: ho un ricordo bellissimo. Si poteva fare musica, cosiddetta leggera, e farla diventare qualcosa in più. Qualcosa di artistico. Io ho sempre fatto prima qualcosa di bello per me. Il successo è venuto con fatica: ricordo il concerto del Teatro de' Satiri con Venditti e De Gregori, loro già con le hit e io che facevo fatica a far ascoltare Bella senz'anima. C'è voluta un'estate intera e tanto lavoro della Rca per arrivare, con sorpresa di tutti, a vedere Bella senz'anima in vetta alla Hit Parade».

Il futuro del giovane 71enne Cocciante?
«Dentro di me c'è sempre stata la drammaturgia, l'opera è la musica con cui mi sono formato in casa. La canzone è sempre perfezione di sintesi. In ogni caso Sanremo non lo rifarei, così come i talent: provavo troppa ansia ad eliminare i cantanti. Anche se ho passato il 2016 a istruire a fondo i cantanti di Notre Dame in Polonia, Italia, Francia e Corea».

E il 2017?
«L'idea di un disco nuovo c'è e anche la voglia di ritrovarmi nelle canzoni».
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Dicembre 2016, 11:32
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