Nicola Savino in onda da casa per Deejay: «Sono tornato alla radio delle cantine»

Nicola Savino in onda da casa per Deejay: «Sono tornato alla radio delle cantine»

di Paolo Travisi
La radio non si è mai fermata. Anzi, si è adattata al lockdown. Come Nicola Savino, che insieme a Linus è l'anima di Deejay Chiama Italia, e che ha scelto di trasmettere da casa.
Oggi più che mai la radio è un'amica quotidiana. Una responsabilità maggiore rispetto a prima?
«Bisogna avere l'intelligenza di flettere alle circostanze. Abbiamo cambiato il nostro modo di fare radio, siamo meno riferiti alle notizie che accadono nel mondo e raccontiamo di più l'isolamento delle persone. Più che senso di responsabilità, direi vocazione alla leggerezza, anche se raccontiamo drammi».
È anche un ritorno all'artigianalità degli inizi, quando la radio si faceva in uno scantinato. Come la vive?
«Molto bene, perché siamo partiti da lì. Non voglio gasarmi, ma se obblighi un campione dello sci a fare lo spazzaneve, ecco questo è lo spazzaneve della radio. Chi fa il nostro lavoro deve saper fare radio anche in condizioni disagiate».
Ora che non siete fianco a fianco con Linus si vive di più sull'istinto?
«Mi sono attrezzato con telecamera e microfono che riprendono sempre Linus, quindi gli sguardi li deduco dal video. E poi siamo insieme da 22 anni, quindi non è difficile fare quello che possiamo e vogliamo in quelle due ore».
Trasmettere buon umore, quando si vive una situazione complessa, come si fa?
«È una magia che ogni giorno si ripete. Quando la notte ho dormito male, posso svegliarmi di cattivo umore, ma c'è una passione primordiale a guidarmi, abbiamo avuto la chiamata come per un prete. È da quando ho dieci anni che amo indossare le cuffie per cui c'è la consapevolezza di fare un lavoro privilegiato e non lo dimentico. Questo mi dà la forza per portare allegria a chi non sta bene in casa».
Per questo su Instagram fa un dj-set ogni giorno?
«Ho capito che le persone trovano conforto in quell'ora. Alcuni possono pensare che sia stonato in un momento drammatico, ma durante la guerra i soldati andavano a seguire gli spettacoli. Non è mancanza di sensibilità, forse un eccesso».
Quando si tornerà alla normalità. Stringere la mano che significato avrà?
«Lo faremo con maggiore consapevolezza. Una notte ho sognato di stringere una mano e dire non si può fare, è una cosa che manca molto».
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Maggio 2020, 08:33
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